"Vedrà che alla fine del 2020, su base nazionale, i numeri dei decessi per complicazioni respiratorie saranno simili a quelli del 2018". Sono le parole con cui Matteo Bassetti, in un'intervista rilasciata a Libero, puntualizza che del Covid più che l'aspetto patologico in se, deve fare paura soprattutto la velocità con cui si diffonde. Una considerazione che mira a sottolineare come è sbagliato dare vita a messaggi allarmistici per una patologia con cui, verosimilmente e a suo avviso, bisognerà convivere per anni.

l rischio vero è che avere tanti contagiati in una volta può rendere difficoltoso curare chi dovesse sviluppare forme gravi.

"È Il numero dei contagiati - ha puntualizzato - non la loro gravità che può mandare in tilt gli ospedali". Proprio il collasso rappresenta lo scenario da evitare e per il quale oggi ci sono restrizioni e chiusure. "L'ultimo decreto del governo - ha evidenziato l'infettivologo - nella sua filosofia è corretto, anche se forse si sarebbe potuto evitare agendo meglio prima".

Dcpm: Bassetti aveva parlato di misure su aree più piccole delle regioni

Il riferimento di Matteo Bassetti va, ovviamente, al fatto che si sia scelto di predisporre misure che siano tarate in base al grado di rischio epidemiologico, senza immaginare misure nazionali. Lo stesso medico del San Martino di Genova, già in passato, aveva addirittura richiesto che si disponessero restrizioni che fossero caratterizzate da una specificità ancora più capillare.

Nel corso del programma Tagadà su La 7 aveva messo in rilievo come, ad esempio, restrizioni uniche per tutta la Lombardia, avrebbero potuto non essere opportune per tutti gli angoli di un territorio vasto più della Svizzera.

Coronavirus: per Bassetti Covid resterà, ma migliorerà capacità di fronteggiarlo

Quello di Matteo Bassetti non è comunque un punto di vista critico nei confronti del governo.

Nel corso dell'intervista a Libero ha sottolineato come si voglia estraniare da valutazioni di carattere politico. Il medico sembra, inoltre, scagionare l'esecutivo rispetto a Dcpm che non arrivano a scadenza e che vengono erogati in maniera continuativa. "Se cambi ogni settimana - ha specificato - significa che non sei convinto di quanto hai deciso.

Ma c'è un attenuante: questa infezione è molto dinamica e la conosciamo ancora poco".

Per Bassetti, ad oggi, c'è il rischio che con il Covid si debba convivere per anni. "Bisogna imparare a conviverci, creare reparti specializzati e medici pronti, tracciare bene il territorio: si tratta di un'infezione virale brutta, ma come ne abbiamo avute altre in passato".

Il vaccino per tutelare i più fragili, una maggiore specializzazione nel fronteggiarlo e magari un farmaco (Bassetti parla di primavera per il farmaco tratto dal siero dei guariti introdotto da una domanda specifica) potrebbero ovviamente far si che la situazione resti sempre più sotto controllo.