Matteo Salvini torna sul caso Friedman. Ospite di Massimo Giletti nella puntata di Non è l’Arena in onda su La7 domenica 24 gennaio, il leader della Lega viene intervistato su diversi temi della Politica italiana. Salvini si lascia andare anche ad una riflessione sull’ipotesi di vedere Silvio Berlusconi al Quirinale come successore di Sergio Mattarella, dicendosi favorevole a questa possibilità. Ma i toni si accendono quando l’ex ministro dell’Interno viene sollecitato a dire la sua sulle offese pronunciate in diretta tv Rai dal giornalista americano Alan Friedman nei confronti di Melania Trump, definita una “escort”.

Secondo lui non dovrebbe più essere invitato nelle trasmissioni della televisione pubblica.

Alan Friedman chiama ‘escort’ Melania Trump sulla Rai

La bufera mediatica e politica scoppiata su Alan Friedman ha inizio nella giornata di mercoledì 20 gennaio, durante la trasmissione di Rai 1, Unomattina. “Trump si mette in aereo con la sua escort, la sua moglie, e vanno a Mar-a-lago in Florida”, aveva commentato Friedman le immagini del definitivo abbandono della Casa Bianca da parte dell’ormai ex presidente Usa e della sua consorte Melania. Parole che non sono state correttamente condannate da conduttori e ospiti in studio. Da qui la feroce polemica, soprattutto social, sui presunti due pesi e due misure utilizzati nei confronti di politici e opinionisti di sinistra e di destra.

Salvini cita Sciascia: ‘Friedman è un quaquaraquà’

Durante Non è l’Arena, Massimo Giletti introduce l’argomento delle offese pronunciate da Alan Friedman nei confronti di Melania Trump. “Per quanto riguarda Friedman - questa la severa opinione di Salvini - è un piccolo uomo, un ominicchio, un quaquaraquà (Salvini cita ‘Il giorno della civetta’ di Leonardo Sciascia, ndr).

Per il leader della Lega, “uno che sghignazza dando della pu… alla moglie del presidente degli Stati Uniti, è uno che spero di non rivedere più in nessun canale televisivo”. Salvini vorrebbe anche sapere “se queste sue squallide ospitate sono state gratuite o a pagamento. "Perché ovviamente io da Massimo Giletti, come da chiunque altro, ci vengo gratis - attacca ancora il leader della Lega - Però non vorrei che qualcuno fosse anche pagato per dire sciocchezze”.

‘Spero che quel signore non insulti più nessuno sulla tv pubblica’

“Ce lo possiamo dire come se fossimo in pubblicità a microfono spento che, se certe schifezze vengono dette dalla parte nobile dei radical chic e degli intellettuali di sinistra, sono solo battutine - prosegue poi nel suo sfogo Matteo Salvini - non ci sono insulti, non c’è sessismo, non c’è omofobia di una parte o dell’altra”. La sua speranza sul caso Friedman è che “quel signore, e signore è già una parola grossa, non abbia più la possibilità di insultare nessuno. Quantomeno dalla televisione pubblica. Perché su La7 siete televisioni private, non chiedete soldi agli italiani, potete invitare o non invitare chi volete. Sulla tv pubblica, che guarda anche mia figlia di otto anni, e che pagano 60 milioni di italiani - conclude il suo intervento - questo no”.