Il conflitto in Ucraina rischia di far accrescere in maniera errata le spese militari, consentendo ad ogni stato membro di agire in tutta autonomia. Secondo il Consiglio europeo, per eliminare la frammentazione e promuovere una difesa comune è fondamentale agire velocemente unificando le spese militari attraverso un unico programma sovranazionale, istituendo nuove partnership strategiche ed aumentando la competitività dell'industria bellica europea. Infatti, a causa della mancata base operativa UE, il 60% degli ordini militari non va ad aziende del vecchio continente.
In tal senso, nei giorni scorsi, c'è stato un intervento su Repubblica di Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza (e vicepresidente della Commissione europea) il quale ha esortato ad accelerare in direzione della difesa comune europea.
Le parole di Borrell
Borrell ha spiegato in particolare: "Nella Bussola strategica, le istituzioni dell'Ue e tutti i 27 Stati membri hanno fissato una tabella di marcia. Disponiamo di strumenti e quadri di riferimento - a partire dalla Cooperazione strutturata permanente e dal Fondo europeo per la Difesa - per aiutare gli Stati membri a portare avanti ricerca, sviluppo e investimenti in modo più coordinato".
Poi ha aggiunto: "Dobbiamo fornire incentivi finanziari per gli appalti congiunti e arrivare a una programmazione più strategica. Dobbiamo anche rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa dell'Ue, sostenendo la ricerca e lo sviluppo e sfruttando il potenziale delle nuove tecnologie".
"Noi europei tendiamo a prendere decisioni difficili solo quando abbiamo provato tutto il resto e siamo di fronte a una crisi.
Chiaramente, ci troviamo in questa condizione. Stiamo assistendo a una brutale guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina, che ha esposto le vulnerabilità dell'Europa stessa, fatto emergere debolezze di lunga data e nuove necessità (compresa quella di ripristinare scorte esaurite)". ha poi dichiarato Borrell.
Il fallimento iniziale
Dopo il secondo conflitto mondiale e dopo aver smantellato l'apparato militare tedesco, Francia e Gran Bretagna unirono le forze con la firma del trattato di Dunkerque nel 1947 che consisteva nella comune assistenza in caso di aggressioni straniere. L'anno successivo fu esteso ai paesi del Beneleux (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) con il trattato di Bruxelles, ma la nascita della Nato due anni più tardi incorporò velocemente tutti i paesi europei. Il primo tentativo per la formazione di un esercito comune composto dai sei paesi fondatori del progetto europeo(Paesi Bassi, Germania, Francia, Italia, Lussemburgo e Belgio) fu ritenuta valida anche dagli Stati Uniti per utilizzarla come deterrente alla minaccia sovietica nell'ottica della guerra fredda ormai alle porte e per far fronte al riarmo tedesco temuto da tutto il continente.
La famosa CED però, fu affossata dal parlamento francese nel 1954 a causa del rifiuto dei gollisti e dei comunisti. In Italia si espressero i vertici militari come il Generale Marras il quale scrisse al ministero della Difesa la propria contrarietà al progetto comune,poiché il contributo italiano sarebbe risultato minore rispetto a quello tedesco o francese e ciò avrebbe implicato una posizione di inferiorità negli organi direttivi europei. Conseguenza per cui con la firma del Trattato di Roma nel 1957, si decise di perseguire l'integrazione europea attraverso l'economia per la creazione di un mercato comune, accantonando gli obiettivi militari.
Europa o NATO?
Nel libro di Domenico Moro "verso la difesa europea.
L'Europa e il nuovo ordine mondiale", si afferma che il modello attuale europeo sia inadeguato per una più efficace politica di difesa a causa della sovranità dei singoli paesi membri, guardando con ottimismo e speranza le unioni federali statunitensi come un progetto da apportare in Europa. In realtà però, sono proprio le mire egemoniche degli USA a frenare il cambiamento di rotta in materia di difesa, che difficilmente permetterebbe la creazione di una potenza militare col rischio di minacciare i propri interessi. Si è spesso discusso di una collaborazione tra i due "stati", con la partecipazione di un contingente europeo all'interno dell'alleanza atlantica, apprezzato anche dalla presidente della Commissione europea Von Der Leyen che ha spesso criticato le uscite di Macron in favore di un nuovo esercito continentale.
Tuttavia, i paesi europei non sembrano intenti ad abbandonare la protezione americana, perché comoda alle casse degli stati membri. Nel 2021 l'obiettivo del 2% da destinare alle spese militari NATO è stato rispettato solo da otto membri su trenta e l'Italia (ferma attualmente all'1,54%) non lo raggiungerà prima del 2028.
La svolta della Bussola strategica
Questo documento è stato approvato dal Consiglio dell'Unione Europea il 21 marzo 2022 e mira a sviluppare una strategia geopolitica di difesa e sicurezza comune già a partire dal prossimo anno, ponendo le basi per la costruzione delle forze armate europee. Seppur il progetto sia in una fase relativamente embrionale con soli 5000 uomini, si è reso consapevole coordinare le spese militari nazionali attraverso il rafforzamento delle filiere industriali europee e rafforza la collaborazione con altre organizzazioni internazionali come ONU, USA e NATO.
L'ultimo rapporto dell'European Defence Agency (EDA) conferma la necessità di creare un fondo ad hoc per dare il via ad investimenti europei nel campo della difesa e per istituire appalti comuni nell'acquisto di armamenti. Lo stesso premier Mario Draghi durante il Consiglio Europeo non ha saputo nascondere il suo entusiasmo, affermando che "la bussola può avvicinarci ad un'autentica difesa europea e favorire la costruzione di una cultura strategica comune".