Venerdì mattina, un incendio divampato nella zona di Pomezia, nello stabilimento Eco X, ha fatto sollevare un’immensa nube nera. Il fumo, frutto della combustione di plastica, carta e ferro, si è diffuso repentinamente, sospinto dal vento in varie direzioni.

Il racconto di una pomeziana

Abito a Pomezia, sono sposata e ho due bambini”. Così inizia il racconto di una donna, che preferisce non essere menzionata, di cui abbiamo raccolto la testimonianza.

“Quando sono passata dalla Pontina, la strada che percorro ogni giorno per recarmi a lavoro, tutto era tranquillo: erano le otto del mattino e ancora non c’era la nube né il crepitio del fuoco.

La mia collega - prosegue - che è arrivata in ufficio dieci minuti dopo di me, ha scorto del fumo; ma non avevamo idea della portata e della gravità dell’accaduto, fino a che internet non ci ha informate”.

Nella giornata di ieri chiarisce che non ha sentito alcuna puzza, né a Pomezia né nelle zone di Aprilia. “In ogni caso,” continua, “tornata a casa, mi sono chiusa dentro, con i bambini. Stamattina, soprattutto all’alba, un forte tanfo ha invaso la zona, fino a che non si è levato il vento che lo ha disperso”. E ci confida: “Nonostante i comunicati ufficiali del comune assicurino che il rogo sia stato quasi spento, i fumi neri sono ancora evidenti. Certo, ieri la nube era ancora più scura e fittissima, mentre oggi è meno densa, anche perché, verso l’ora di pranzo, è scesa qualche goccia di pioggia”.

I timori per il futuro

“Aspettiamo i risultati dei rilevamenti dell’Arpa che monitorano l’aria per capire cosa sia bruciato. Ciò che procura tanta angoscia a noi pomeziani non è solo l’esposizione diretta, ossia l’inalazione dei fumi, ma quella indiretta. Avevamo, oramai, una rete di fiducia di produttori locali, ci recavamo presso i chioschetti a chilometro zero per acquistare la carne e la verdura.

Ma, adesso, avremo qualche remora: sarà difficile fidarsi del fatto che i prodotti non siano stati a contatto con il fumo o che gli animali siano stati, effettivamente, ricoverati nelle stalle. La nostra quotidianità è stata intaccata”.

La mamma di Pomezia ha paura che si scopra che nei fumi sia presente pure l’amianto: “Spero che via sia piena chiarezza ed onestà nel fornirci le informazioni”.

E spera, inoltre, che si mettano in evidenza le responsabilità dei colpevoli: “Una responsabilità oggettiva che comporti punizioni adeguate: non possiamo cancellare il passato, ma l’episodio deve indurci ad avere maggiore attenzione per il futuro. Se nello stabilimento vi fossero stati degli idranti e non solo degli estintori, se i rifiuti non fossero rimasti ammassati in tale quantità, il danno sarebbe stato di minor portata."

I dubbi sulla vicenda

“Sono contraria”, chiosa la pomeziana, “a che la vicenda possa essere strumentalizzata politicamente contro l’amministrazione attuale. E auspico che siano chiariti i lati oscuri di questa storia, che risale già all’esposto fatto dal comitato di quartiere che segnalava la potenziale pericolosità del sito; in una materia tanto delicata qual è quella dei rifiuti, tutti i dubbi devono essere fugati, ancor più quando è in gioco la salute della gente, degli anziani, dei bambini".

“Nel frattempo,” conclude la nostra intervistata, “chi può va via e si rifugia lontano da Pomezia, almeno per il fine settimana; ecco, l’unica nota positiva in tutta questa storia è che l’incendio sia divampato di venerdì: come avremmo fatto se le scuole avessero chiuso, ma noi genitori fossimo dovuti andare a lavoro lo stesso? Un plauso va, ovviamente, ai vigili del fuoco che si sono mobilitati anche dai dintorni e che fanno di tutto per aiutare la popolazione; fra loro, ne conosco uno che è stato portato in ospedale perché intossicato dal fumo.”