Negli ultimi anni, si è andata sviluppando una maggiore attenzione nei confronti delle “sorti del pianeta”, grazie anche alla consapevolezza che le risorse sfruttate non sono infinite. Ed ecco, la necessità di ridurre i consumi di energia. Un elevato impiego, oltre ad incidere concretamente sui costi, comporta un maggiore grado di inquinamento, al di là del tipo di energia prodotta. Molta promozione è stata fatta per far conoscere ai consumatori gli elettrodomestici a risparmio energetico.
È addirittura di 20 anni fa, la prima direttiva dell’Unione Europea che classifica gli apparecchi secondo una “Classe di Consumo Energetico”.
Si tratta di una scala che va dalla lettera A (bassi consumi) a G (alti consumi), distinti da un sistema di colori che parte dal verde scuro per gli elettrodomestici di tipo A, finendo al rosso che segnala quelli che consumano di più. Nel 2010, tre nuove classi energetiche sono andate ad aggiungersi a quelle già esistenti: A+, A++ e A+++. La differenza che colpisce subito il consumatore, è il costo più elevato rispetto alle classi inferiori (B, C) e questo non incentiva certo il loro acquisto.
Ma, cosa vuol dire lavare con una lavatrice a maggiore risparmio energetico? In realtà, si tratta di un espediente che permette alla lavatrice di fare il lavaggio con una quantità notevolmente inferiore di acqua.
In questo modo, si risparmia sia sulla quantità di acqua necessaria per il lavaggio, sia sul consumo di energia elettrica in quanto, per riscaldare una piccola quantità di acqua, occorre che la resistenza venga alimentata per un tempo inferiore.
Ma, c’è un problema non certo secondario. La poca acqua usata durante la fase dei risciacqui, non è sufficiente a liberare i tessuti dal detersivo con cui sono unti.
Una parte rimane sui panni e, successivamente, a contatto con la pelle. In questo modo, come succede per i cerotti della farmacia, tossine pericolose penetrano nel nostro corpo. L’organismo non riesce ad espellere queste sostanze poiché non è capace di metabolizzarle. Ed ecco, arrossamenti e pruriti della pelle quando si indossano i vestiti appena lavati.
L’accumulo nel corpo, di una quantità sempre maggiore, può avere conseguenze più gravi come allergie e, addirittura, tumori. È soprattutto l’ammorbidente, che la lavatrice prende dopo i risciacqui, a restare nei tessuti. Può causare irritazioni e allergie. In questo caso, abbiamo un rimedio: sostituitelo con l’aceto. Il tipico odore sparirà con l’asciugatura dei panni. Se non siete convinti, usate aceto di mele.