Forse il male del secolo, il morbo di Alzheimer, una malattia che ha già raggiunto il milione di degenti e che ognianno registra 409 mila nuovi casi in Italia. Una malattia inguaribile ma cheora può essere affrontata con una qualità migliore della vita. È questa la tesidi fondo di Maria Quattropani ed Emanuela Coppola, autrici (insieme a RobertaLampasona e Antonino Giorgi) di Dimenticarese stessi (Piccin nuova libraria).

Frutto di venticinque anni di lavorosul campo, il volume rappresenta un importante specchio dello "stato dell'arte"della malattia e della sua cura.

Proprio la cura, al momento introvabiledal punto di vista biologico, si allarga qui in un'accezione più vasta,comprendente tutte le esigenze, consce e non, del malato e di chi gli sta a fianco, deldegente e dei caregivers, spesso individuati nella famiglia.

Un libro che pone le basi per unadisciplina scientifica nuova, adatta allo scopo, la psicogeriatria, unapsicologia dell'invecchiamento di cui Dimenticarese stessi ambisce a diventare unapietra miliare. Paziente, familiare di riferimento e ricercatore, devono dunquecreare un'alleanza, rendere tangibile quella "continuità del sé" (sottotitolodel libro) che ha come obiettivo l'accettazione della malattia, e delle sueconseguenze depressive.

Partendo da una definizione ampia diinvecchiamento e demenza, le autrici (dell'Università di Messina) si fanno viavia più specifiche, descrivendo la malattia dal punto di vista medico eclinico, passando all'importante aspetto del caregiving e della definizione delsé. Fino ad arrivare alla mindfulness, vero fulcro dell'intera ricerca.