Prima dell'avvento degli Smartphone, i selfie esistevano giàda qualche secolo. Da quando cioè i pittori decidevano di farsi degliautoritratti. I più famosi sono quelli di Van Gogh, che li inviava al fratelloTeo, un po’ come oggi si fa con gli autoscatti pubblicati su Facebook o inviatisu Messenger o WhatsApp. Poi con l'avvento della foto, anche qualche stelladel cinema amava fotografarsi allo specchio. Ma parliamo di precedentiillustri, mentre oggi di autentiche manie, che alcuni ricercatori americani nondisdegnano di definire selfite.
Sono quelli dell’American Psychiatric Association, che hannosvolto cotanto di ricerca individuando tre livelli della patologia.
Scoprire diseguito dove siete collocati.
Selfie come reazione alla propria scarsa autostima
Come riporta Libero, i ricercatori parlano di “Selfitis”, ossiadi 'un disturbo definito come il compulsivo ed ossessivo desiderio di scattarefoto di se stessi, per poi pubblicarle sui social network allo scopo dicompensare la mancanza di autostima cercando un riscontro positivo'. Dunque, lamania da selfie è per i ricercatori dovuta alla propria scarsa autostima.
I tre livelli
Dopo aver definito quella che per loro è una patologia, passanoa identificare tre livelli:
-Borderline: questo livello si caratterizza col fatto cheuna persona si scatti foto almeno 3 volte al dì, ma non le pubblica sui social.
- Acuta: in questo livello, invece, oltre a farsi più di treselfie al giorno, il soggetto decide pure di pubblicarli.
- Cronica: in questo caso, il soggetto si fa autoscattiovunque per pubblicarli pure, per un minimo di sei volte in una giornata.
Asta e Vip
E voi siete affetti da selfite? Oconoscete gente che lo sia?
Su quali livelli siete e sono? In effetti non è un caso che si siano inventati attrezzi appositi per aiutare le persone a scattarli meglio; magari davanti a un bel panorama o un monumento. Si pensi all'asta. Basta farsi un giro a Roma, Firenze, Pisa o altrove, per vedere turisti alle prese con foto dettagliate. Certo, anche i vip non aiutano...