Gli allarmismi riguardanti l'alimentazione ormai non si contano più. E riguardano ormai praticamente ogni genere alimentare: dalla carne rossa cancerogena al pesce contenente mercurio. Dall'olio d'oliva spacciato per olio extravergine al pane nero che non sarebbe così salutare. E così via. Anche il caffè non sfugge agli allarmi degli specialisti, venendo anch'esso classificato come cancerogeno qualche giorno dopo la notizia sulla carne rossa. Sulla rivista Nature, considerata tra le più autorevoli in campo scientifico, è apparsa un'altra ricerca che prende di mira questa volta le cialde per fare il caffè nelle apposite macchinette.

Pare proprio che siano potenziali vettori di malattie. Vediamo di seguito di cosa si tratta.

La ricerca durata tre anni dell'Università di Valencia

Questa volta, a metterci in guardia contro la bevanda a cui quasi nessuno può rinunciare per tenersi svegli e attenti durante il giorno, è una ricerca spagnola. Nella fattispecie, dell'Università di Valencia. Per un anno, tre ricercatori di questo ateneo, hanno effettuato dei test sulle macchinette per cialde di caffè, pervenendo a questa clamorosa conclusione: le macchinette che utilizzano le cialde raccoglierebbero inavvertitamente i microrganismi sul tavolo della cucina e nei luoghi su cui appoggiano e diventerebbero potenziali vettori di malattie: d'altronde, germi e batteri trovano terreno fertile in ambienti caldi e umidi, proprio come può essere una macchinetta del caffè soggetta a vapori e temperature alte.

Le macchinette analizzate sono risultate contaminate da 67 a 35 diversi tipi di batteri, tra cui alcuni con proprietà patogene. Il luogo più infettato è risultato essere proprio il vassoio delle capsule.

Come difendersi?

Come occorre difendersi allora? Rinunciando alle macchinette con cialde? Non esageriamo. Come sottolinea Giovanni D’Agata, presidente dello "Sportello dei diritti", interpellata sulla vicenda, un semplice risciacquo della confezione delle cialde non basta.

Occorre pulirle con un apposito prodotto antibatterico. Come ben si sa, difficilmente gli italiani, soprattutto in alcune città dove fare il caffè è un arte come Napoli, rinuncerebbero a questa bevanda e dunque non c'è ricerca allarmistica che tenga.