Trentatré esperti dei dipartimenti ospedalieri di Endocrinologia e Pediatria, nominati in tutto il mondo provenienti da Europa, Nord America, America latina, Asia, Africa ed Oceania, hanno pubblicato questo mesesulla rivista “Journal Clinical Endocrinology and Metabolism” un documento di consenso per combattere il rachitismo e l’osteomalacia. Sono stati definiti i criteri diagnostici (stato dei livelli serici di 25-idrossivitamina D e del paratormone) ed il fabbisogno nutrizionale. Sono stati classificati i fattori di rischio nelle madri e nei bambini e sono state emesse le raccomandazioni specifiche di prevenzione, a base di cibi fortificati e supplementi.

Il documento di consenso fornisce una guida professionale importante per la prevenzione, la diagnosi e la gestione dei rachitismo nutrizionale con lo scopo di eradicare il problema.

Vitamina D nel rachitismo e nell’osteomalacia

La deficienza di vitamina D e di calcio è un problema comune in tutto il mondo e può portare ad una mineralizzazione difettosa delle ossa nei bambini con conseguenze importanti come cardiomiopatia, deformità per tutta la vita e dolore (rachitismo nutrizionale) oppure all’osteomalacia nell’adulto. La mineralizzazione ossea richiede un sufficiente rifornimento di ioni minerali essenziali, calcio e fosfato e la vitamina D ne ottimizza l’assorbimento.Tra le cause principali del rachitismo possono esserci una carenza di vitamina D nelle donne in gravidanza, una alimentazione prolungata ed esclusiva con latte materno, che contiene scarse quantità di vitamina D, una esposizione solare insufficiente.L’ osteomalacia può essere determinata invece da una produzione scarsa di vitamina nell'organismo, da malassorbimento, da malattie epatiche e da terapie anticonvulsivanti croniche.

Vitamina D come prevenzione

E’ stato richiesto un aumento dei programmi di prevenzione internazionale mediante l’utilizzo di cibi fortificati ed integratori specifici di questo micronutriente in tutti bambini e donne in gravidanza che lo necessitano ed individui ad alto rischio. Il trattamento viene raccomandato per un minimo di 3 mesi o per un tempo più lungo se necessario, nella madre in gravidanza se è predisposta a deficienza di vitamina D o ad ipocalcemia per prevenire il rachitismo congenito.Innanzitutto è da tener presente che circa l’80% della vitamina D si forma per esposizione ai raggi solari UVB per sintesi epidermica della previtamina D3.

La disponibilità degli UVB, però, dipende da molti fattori: ambientali (latitudine, stagioni, durata del giorno, nuvolosità e inquinamento) e individuali (durata del tempo di esposizione al sole, pigmentazione della pelle, copertura del corpo, età e fattori genetici).La restante quota di vitamina viene assorbita dall’alimentazione: alcuni alimenti come olio di fegato di merluzzo, sgombro, carpa, anguilla, salmone, aringa, storione, trota, tonno, pesce spada, tuorlo d’uovo, funghi gallinacci, sardine, sono quelli più ricchi, ma sono da prendere in considerazione anche alcuni cibi arricchiti di vitamina come cereali, latte, oli per cucinare, alimenti a base di soia.