La mortalità da rischio cardiometabolico è quella associata a problemi cardiaci e metabolici, come il diabete tipo 2, dovuti ad un alterato metabolismo. Uno studio appena pubblicato (marzo 2016) su PLoS-ONE, da un team di ricercatori brasiliani, primo autore Marcia C. de Oliveira Otto, ha voluto mettere in evidenza questo rapporto andando ad analizzare i dati relativi all’anno 2010, presenti nel database Global Burden of Disease (GBD) della Food and Agriculture Organization, su una popolazione di cittadini adulti, brasiliani. Il risultato di questa meta-analisi è stato che una dieta non ottimale è responsabile di un aumento della pressione arteriosa sistolica (SBP; systolic blood pressure), ovvero la massima, e un aumento dell’indice di massa corporea (BMI; body-mass index).

Questi due fattori di rischio sono risultati essere le principali cause delle morti cardiometaboliche. I risultati della ricerca, sono stati messi a disposizione delle autorità brasiliane affinché promuovano iniziative idonee a contrastare questo fenomeno.

L’indagine sulla popolazione brasiliana

Negli ultimi trent’anni il Brasile sta vivendo grandi cambiamenti, sia sul piano economico che demografico oltre che culturale, con un forte impatto anche sulla Salute pubblica. Malattie come quelle cardiovascolari e del diabete tipo 2, genericamente inquadrate come malattie cardiometaboliche, negli ultimi anni stanno diventando la prima causa di morte nel paese (circa il 35%).

Nel 2010 circa 214 mila brasiliani sono morti per problemi cardiometabolici dovuti ad un errato regime alimentare.

Tra le principali cause, individuate in questo studio, c’è un ridotto apporto di frutta e di cereali ed un elevato consumo di sale sodico (il comune sale da cucina).

In una popolazione di under-70enni (29-69 anni), ben il 40% dei decessi è dovuto a problemi cardiometabolici e questi sono direttamente correlati ad una errata dieta (circa 104 mila morti), ad ipertensione sistolica (SBP; quasi 99 mila morti) e ad un elevato indice di massa corporea (BMI; 42,6 mila morti).

L’indice di massa corporea (IMC, in inglese body mass index, BMI) è il parametro più utilizzato per valutare lo stato nutrizionale e le condizioni di sottopeso, sovrappeso e obesità. Tuttavia, non facendo distinzioni tra massa magra e massa grassa, non consente di valutare la composizione corporea effettiva. Ciò significa che utilizzando come riferimento l’IMC, in presenza di una massa magra molto sviluppata (come nel caso di alcuni atleti), si può sovrastimare la presenza di massa grassa, mentre quando la massa magra è ridotta (come nel caso di alcuni anziani) si può finire per sottostimare quella grassa. Scopri di più grazie ai consigli dei medici del Policlinico "A. Gemelli" con l'iniziativa Viaggio al Cuore del Problema, powered by Danacol.

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Posted by Danacol onMonday, 21 March 2016

Da modelli alimentari salubri a modelli insalubri

I cambiamenti che il popolo brasiliano sta vivendo impattano profondamente anche sulle loro abitudini alimentari.

Negli ultimi decenni, infatti, i brasiliani hanno iniziato a spostare i loromodelli alimentari verso cibi preparati industrialmente, spesso ricchi di sale e conservanti, cereali raffinati, bevande dolcificate e/o ricche di zuccheri mentre i tipici menù della loro dieta tradizionale, caratterizzati da pesce poco trasformato, frutta e verdura si sono significativamente ridotti.

Tutto questo ha portato ad un aumento dell’obesità in tutta la popolazione, giovane ed adulta, un terzo dei brasiliani soffre di dislipidemia, circa un terzo di ipertensione. Tutti fattori che poi portano a quella macro-area delle cosiddette malattie cardiometaboliche.

Un ultimo importante dato emerso da questo studio, che ricordiamo ha preso in esame una popolazione tra i 29 e i 69 anni, è che unerrato regime alimentare rappresenta un importante fattore di rischio per malattie cardiometaboliche, indipendentemente dall’età e dal sesso.