Nelle aziende, ai colloqui di lavoro, persino nella vita di tutti i giorni. Basta poco, si dice, per inquadrare una persona. Ci sono quelli cui basta uno sguardo per maturare un’opinione, un pregiudizio a pelle che, nel tempo, si rivela corretto quanto il frutto di una conoscenza profonda e duratura. Poi ci sono coloro ai quali è sufficiente dare un’occhiata alla foto che scegliamo sul nostro profilo social, ed ecco fatto: il tale è un nevrotico ansioso, il talaltro un creativo irrefrenabile.

60 mila utenti analizzati, foto e personalità

La notizia arriva, come c’è da aspettarsi in questi casi, dagli Stati Uniti, per la precisione da Philadelphia, Università della Pennsylvania.

Qui un gruppo di ricercatori ha analizzato un campione di circa 66 mila utenti Twitter, monitorandone l’attività sul social e studiando le foto dei diversi profili, portando a termine, al contempo, un'indagine psicologica completa su un più ristretto campione di 434 persone.

Il team, coordinato dal professor Daniel Preoţiuc-Pietro, ha effettuato una ricerca dalla quale è emerso, in modo chiaro e inequivocabile, un legame fra il tipo di foto scelta e la personalità dell’utente, con una classificazione complessiva che comprende non più di cinque categorie.

Ecco i cinque tipi umani. Ele aziende spiano

Secondo lo studio americano, il primo gruppo è quello degli estroversi, cui piacciono le foto con un tocco artistico, ma non professionali.

Queste persone preferiscono apparire più giovani, quindi pare facciano di tutto per scegliere immagini utili in tal senso. Chi invece sembra interessarsi poco all’età mostrata sono i coscienziosi, che amano scegliere scatti che trasmettono sensazioni positive, così come le persone socievoli e allegre, le quali prediligonole foto di gruppo.

I soggetti apertia nuove esperienze, invece, sembrano scegliere sempre immagini stravaganti, preferendo a volte gli oggetti ai volti.

I nevrotici, invece, ovvero il quinto e ultimo gruppo individuato dal team statunitense, seleziona sempre un oggetto e mai il proprio volto.

Psicologia spiccia? Può darsi. Intanto, però, sono sempre più numerose le aziende che sbirciano i profili dei loro candidati, alla ricerca di informazioni utili per una valutazione che non tenga conto di un vero e proprio colloquio.

Anche un medico tedesco di nome Franz Joseph Gall, all’inizio dell’Ottocento, sosteneva che per conoscere appieno una persona non fosse necessario scambiare nemmeno mezza parola. La sua teoria si chiamava "frenologia" e ha rappresentato il fondamento dell’antropologia criminale di Cesare Lombroso. Sì, proprio quella che molti, oggi, considerano solo un cumulo di sciocchezze.