Dopo la chirurgia, la chemioterapia e la radioterapia, adesso in oncologia arriva l’immunoterapia. Secondo gli oncologi, riunitosi nella capitale danese, questo nuovo approccio potrebbe rappresentare la via maestra nella lotta contro i tumori. Sono già in fase di studio avanzato terapie contro il melanoma e il cancro al polmone. La strada, verso un approccio personalizzato nella lotta al cancro, è stata ormai tracciata.
ESMO 2016
Il convegno annuale Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), appena concluso a Copenaghen, è stata un’occasione per mettere insieme circa 13mila oncologi e ricercatori provenienti da tutto il mondo.
Il tema di quest’anno era l’immunoterapia. Si tratta di una nuova branca dell’Oncologia medica, dove anche il nostro Paese è impegnato in prima linea nella Ricerca.
Pubblicati su The New England Journal of Medicine, ora presentati anche all’ESMO, i risultati di uno studio clinico, sul melanoma in stadio avanzato, con la terapia adiuvante a base di ipilimumab. Una somministrazione di 10 mg/Kg - valutato su 475 pazienti verso un gruppo placebo (476) - somministrato ogni tre settimane per 4 dosi, seguito da una somministrazione ogni tre mesi per tre anni, ha dato una sopravvivenza senza malattia nel 40,8% rispetto al 30,3% nel gruppo placebo. Valutato a 5 anni, la sopravvivenza senza malattia è stata del 65,4% rispetto al 54,4% del placebo.
Il farmaco era stato già approvato nel 2011 negli Stati Uniti e in Europa come trattamento di prima linea nel melanoma avanzato. I risultati giunti ora sono relativi ad un uso adiuvante della terapia, cioè dopo l’asportazione chirurgica del tumore, un trattamento con ipilimumab riesce a scongiurare una recidiva in una elevata percentuale di casi.
Questi risultati hanno già spinto l’FDA ad approvare questo farmaco come adiuvante nei casi di melanoma in stadio III. A breve arriverà l’approvazione anche in Europa.
Un altro farmaco immunoterapico è il pembrolizumab. Si tratta di un anticorpo PD-1 che stimola il sistema immunitario nell’identificare e distruggere le cellula tumorali.
Ha una efficacia significativamente superiore alla chemioterapia standard, valutato in alcune forme di cancro al polmone. Un altro farmaco immunoterapico, sempre per il cancro al polmone, è atezolizumab. Si tratta di un altro anticorpo, questa volta diretto verso la PDL1, particolarmente efficace nel trattamento di seconda linea nelle forme metastatiche. Anche in questo caso di efficacia superiore alla chemioterapia.
Siamo quindi entrati nell’era dell’immunoterapia
Per chi conosce o ha sentito parlare delle varie armi contro i tumori, finora l’approccio più avanzato era la target therapy ovvero l’identificazione di un target specifico presente solo (o prevalentemente) sulle cellule tumorali, da colpire con farmaci specifici.
In questo modo si riducevano al minimo gli effetti collaterali e ci si assicurava una risposta positiva, in una percentuale molto elevata di casi. Ora arriva l’immunoterapia.
Questo nuovo approccio sfrutta il fatto che in presenza di tumore, il sistema immunitario risulta deficitario nella sua azione specifica verso un tessuto – quello tumorale – che, crescendo, porterebbe/porterà alla morte dell’organismo ospite. L’approccio immunoterapico serve proprio a stimolare il sistema immunitario, aiutandolo ad identificare il tumore come oggetto estraneo, e a distruggerlo.
Oltre al melanoma e ai tumori polmonari, specificamente quelli squamosi (negli altri per ora gli effetti sono meno evidenti), altri studi sono in corso su tumori renali, della vescica e della prostata.
Per tutti, come primo step, è importante l’identificazione di un biomarker ovvero un bersaglio biologico dove indirizzare l’azione dell’immunoterapico ed utile anche nel monitoraggio della terapia.
Il nuovo paradigma dell’immunoterpia non è più il blocco della malattia o la sopravvivenza ma la scomparsa della malattia per un certo numero di anni (questo in base ai dati attuali) ma potrebbe essere la cura definitiva.