La cefalea a grappolo, è conosciuta anche con altri nomi: cefalea da suicidio, cefalea di Horton, nevralgia di Sluder, nevralgia migrante oppure in francese" algie vasculaire de la face" (dolore vascolare del viso). Questa patologia compare all'improvviso, con un dolore lancinante all'occhio, che inizia a lacrimare copiosamente, irradiandosi poi in varie parti del viso, della testa e del collo fino ad arrivare alle spalle. Non se ne conosce con certezza la causa, si fanno ancora oggi delle supposizioni, una di queste, è che potrebbe essere collegato ad un mal funzionamento dell'ipotalamo.

Questi attacchi normalmente si verificano con regolarità nell'arco delle ventiquattro ore, ed il ciclo dei grappoli di solito è stagionale, il che fa pensare ad un coinvolgimento dell'orologio biologico del nostro corpo. Quest'ultimo si trova nell'ipotalamo, che ha sede nel cervello al centro della testa. Ecco perchè il mal funzionamento dell'ipotalamo, potrebbe spiegare la natura ricorrente della cefalea a grappolo. Un' altra causa potrebbe essere un fattore ormonale, si è visto infatti, che nei pazienti colpiti, alcuni ormoni, come la melatonina e il cortisolo aumentano di livello, oppure, potrebbe essere legata ad uno squilibrio dei neurotrasmettitori. Chi soffre di questa patologia descrive il dolore, come una pugnalata rovente nell'occhio, con la sensazione che quest'ultimo venga strappato fuori dall'orbita.

Questi grappoli possono comparire anche più volte al giorno, ed ogni singolo attacco può durare dai quindici minuti alle tre ore, per poi sparire del tutto all'improvviso lasciando chi colpito esausto. Purtroppo non esiste una cura per guarire, ma solo una terapia per diminuire il dolore, e la durata dei grappoli. Nei casi più gravi, quando i farmaci non bastano più, si procede con una terapia chirurgica, ovviamente molto rischiosa.

Vi sono diverse tecniche di intervento, una è la resezione di una parte del nervo del trigemino, oppure la stimolazione celebrale profonda dell'ipotalamo, introducendovi degli elettrodi. Si può da quì capire quanto sia difficile convivere con questa malattia, poichè il dolore e l'insuccesso della terapia, pregiudicano drasticamente la qualità della vita del paziente.