La discoteca combatterà l’alzheimer. O quasi. Questo, in sintesi, l’intento dei ricercatori americani del Massachussets Institute of technology (Mit), che sono partiti da uno spunto proveniente da Londra. Ossia che la terapia genica può fermare questa malattia in pericoloso aumento, prevenendo la formazione di pericolose placche nel cervello. In modo da preservarne le funzioni cognitive. E così, i ricercatori del Mit si sono concentrati proprio sulle placche e su come i flash delle luci come quella discoteca (definite tecnicamente stroboscopiche) possano essere utili alla causa.

Cerchiamo di capirne di più su questa ricerca pubblicata anche su Nature.

Flash di luci di discoteca per fermare Alzheimer, la ricerca del Mit

I ricercatori del Mit sono giunti a questa conclusione verificando che una siffatta terapia basata sui flash di luci come quelle della discoteca stimolino negli occhi del soggetto le cellule immunitarie affinché divorino le proteine beta-amiloide. Proprio quelle che si accumulano nel cervello causando la demenza alla base dell’Alzheimer. La terapia funziona così: devono essere inviati 40 flash di luci come quelle della discoteca al secondo. Che sarebbero quasi impercettibili, poiché 4 volte più veloci delle luci che troviamo recandoci nelle discoteche. Ciò potrebbe così ridurre fino ad annullare la succitata presenza di proteine beta-amiloide che causano le placche nel cervello.

Fino ad oggi la medicina non ha fatto nulla o quasi contro l’Alzheimer.

Il successo dei flash da luce da discoteca nei topi

Questa innovativa Ricerca contro l’Alzheimer ha prodotto risultati confortanti sui topi. Essi sono stati sottoposti ai flash di luce da discoteca per un’ora, e i ricercatori hanno notato una riduzione della proteina beta-amiloide nelle dodici-ventiquattro ore successive.

L’esperimento è stato ripetuto per una settimana. Così, la riduzione di questa proteina, oltre che presso la zona degli occhi, è stata avvertita anche nell’ippocampo. Come noto, proprio la zona adibita alla memoria. Tale metodo sarebbe indolore e praticamente impercettibile. Ora occorre provarlo sull’uomo.