Lo scienziato olandese Pim van Lommel ha indagato per molti anni su quel delicato e particolare momento che intercorre tra la vita e la morte, assicurando che le testimonianze delle esperienze di premorte raccolte in trent'anni di lavoro sarebbero intense e scioccanti allo stesso tempo. A conferma degli studi condotti dal pluripremiato cardiologo, la rivista medica The Lancet ha pubblicato una sorprendente ricerca rivelando che circa il 4 per cento della popolazione occidentale ha potuto sperimentare quelli oscuri attimi. Secondo van Lommel, la morte decreterebbe un cambio dello stato di coscienza, ma non la fine della coscienza stessa.
Cos'è l'esperienza premorte
Nel libro 'Coscienza oltre la vita. La scienza delle esperienze di premorte', e ora pubblicato anche in Italia, van Lommel confessa che una esperienza di premorte equivale al ricordo di complesse immagini raffiguranti la propria vita e vissute in un particolare stato di coscienza. Impressioni originate in seguito ad un arresto cardiaco, ischemia cerebrale, o gravi malattie ad esempio, sarebbero accomunate da diverse visioni; il tunnel, la calda e avvolgente luce, la fugace rassegna della propria vita, l'ultimo incontro con i propri cari. Esperienze in continuo aumento grazie all'elevato numero di sopravvissuti, e anche causa di radicali cambiamenti nel modo di affrontare sia la vita che la morte.
Le ricerche del dottor van Lommel hanno sollevato svariati interrogativi e incomprensioni in campo medico; uno di questi riguardava quella fantomatica lucidità percepita da un paziente clinicamente morto. Una forma di coscienza durante un arresto cardiaco o un coma, che secondo l'austero parere della medicina non potrebbe esistere.
Studio longitudinale sulle esperienze di premorte
Nella lunga intervista concessa di recente all'agenzia di stampa AdnKronos, il cardiologo e ricercatore olandese ha spiegato le tecniche e le conclusioni dei quattro studi longitudinali condotti su 344 pazienti. Scoprendo che l'82% di essi non ricordava nulla di quel periodo trascorso in stato di incoscienza, mentre un 18 per cento dei pazienti avevano sentito la consapevolezza di essere morti.
Pur non trovando spiegazioni mediche, psicologiche e farmacologiche, van Lommel non dubita affatto nel dedurre che la coscienza umana non sempre coincide con il buon funzionamento degli organi vitali. E di fronte all'incalzante domanda sulla reale esistenza della premorte, ha risposto con un secco sì, sostenendo che le esperienze extracorporee sarebbero state rilevate nel corso di oltre cinquecento rianimazione cardio-polmonare e in seguito raccontate dagli stessi pazienti.