Chiunque di noi avrà certamente sperimentato la sensazione di sete intensa dopo aver mangiato cibi notoriamente salati: patatine, salatini, salumi, pizza, formaggi e l'elenco sarebbe infinito in quanto spesso e volentieri in cucina si abusa nell'uso del sale, re indiscusso per rendere più saporiti ed invitanti persino i piatti della nostra tradizione. Un consumo eccessivo di sale da cucina è chiaramente sconsigliato, specie nei soggetti ipertesi o con familiarità per l'ipertensione. L'ideale secondo l'OMS, sarebbe quello di assumerne non più di 5 gr.
al giorno (corrispondenti a 2 gr. di sodio), circa un cucchiaino da te, sostituendolo opportunamente con spezie ed erbe aromatiche. Occorre tuttavia considerare anche il sale "nascosto" nei vari alimenti e bevande, specie industriali. Secondo la Commissione Europea infatti i cibi consumati fuori casa o preconfezionati contengono fino al 75% di sale in più, contro quelli preparati in casa che mediamente ne contengono circa il 10% in più della dose raccomandata. Ma l'eccesso di sale porterebbe "solo" all'ipertensione?
Sale e sete, anzi no fame: l'esperimento sui cosmonauti
I ricercatori del Centro Max DelbrucK per la medicina molecolare (MDC) e l'agenzia spaziale tedesca di Berlino, in collaborazione Vandelbilt University, in Tennessee (USA), hanno recentemente pubblicato sul Journal of Clinical Investigation i risultati di 2 interessanti studi condotto su 2 gruppi di cosmonauti che metterebbero in relazione il consumo di sale, cibo ed acqua durante la simulazione di 2 viaggi su Marte.
Durante le 2 simulazioni di volo, della durata rispettivamente di 105 e 205 giorni, 10 uomini sani hanno assunto per un breve periodo 3 livelli di sale differente 6, 9 e 12 gr., mantenendo uguali e costanti gli altri elementi nutritivi. Gli scienziati hanno esaminato l'effetto delle variazioni nell'escrezione urinaria, dei mineralcorticoidi e glucocorticoidi che regolano il bilancio idrico, giorno per giorno.
Risultati sorprendenti: il ruolo dell'urea
Mentre inizialmente un maggior consumo di sale richiede una maggiore assunzione di liquidi, ciò non accade affatto nel lungo termine. Nell'esperimento coloro che avevano assunto più sale infatti hanno urinato di più, ma questo non li ha portati a bere di più, anzi hanno bevuto di meno e avuto più Fame.
L'acqua infatti, a causa di un consumo eccessivo di sodio prolungato nel tempo, verrebbe immagazzinata nei reni con un meccanismo che ne impedirebbe la sua eliminazione grazie ad una sostanza azotata chiamata urea. L'urea impedirebbe all'acqua di essere trascinata dagli ioni sodio verso l'escrezione urinaria. Tutto ciò richiede molta energia che affatica l'organismo e lo mette a dura prova in quanto l'urea può essere ottenuta o "smontando" le proteine dei propri muscoli (se la dieta è troppo povera) o introducendo più cibo. Ecco spiegata l'aumentata fame nei cosmonauti coinvolti nell'esperimento. Tali risultati sono stati successivamente confermati anche su un altro studio condotto sui topi da laboratorio: con l'aumentare del consumo di sodio i topolini hanno bevuto meno e mangiato di più.
Non solo ipertensione, l'eccesso di sale apre la strada alla sindrome metabolica
E' possibile affermare che un eccesso di sodio nella nostra dieta, a causa della pericolosa influenza sullo stimolo della fame e l'azione deleteria sul tessuto muscolare, non porta solo ad ipertensione, ma rappresenta un ulteriore fattore di rischio per la sindrome metabolica, insieme di condizioni predisponenti per diabete, obesità e malattie cardiovascolari.