Una bambina sudafricana ha contratto il virus dell'Hiv fin dalla nascita. La piccola, contagiata dalla madre nel 2007, è stata sottoposta a un ciclo di terapie antiretrovirali quando aveva appena 9 settimane di vita. I farmaci sono riusciti ad eliminare il virus dal sangue e, di conseguenza, i medici hanno deciso di interrompere il trattamento. Stando a quanto riportato da diverse riviste specializzate, la bambina, fin da neonata, è stata sottoposta ad una terapia antiretrovirale per 40 settimane. In quel periodo non si trattava di una cura standard, infatti la piccola paziente è stata inserita in un trial clinico.

In base ai risultati ottenuti, la combinazione di farmaci anti-Hiv che le sono stati somministrati a poche settimane dalla nascita, hanno portato ad una fase di remissione del virus a lungo termine. In sintesi, la malattia non è stata debellata completamente, ma è presente in percentuali minime nel suo organismo, al punto da non essere più rilevabile neanche con gli attuali test che si utilizzano per diagnosticare la sieropositività.

Il caso della bambina sudafricana non rientra nella norma ma è un'eccezione, poiché nel trial clinico in cui è stata inserita, risulta l'unica su 410 casi ad aver riscontrato un periodo di remissione di tale portata. Di solito, negli altri pazienti che vengono sottoposti a terapie anti-retrovirali, nel caso di interruzione del trattamento, il virus tende a ripresentarsi in maniera più aggressiva, soprattutto per quanto riguarda gli adulti, mentre per i bambini potrebbe essere diverso.

I ricercatori, dimostrando un'apprezzabile onestà intellettuale, hanno ammesso di non sapere perché la malattia sia sparita senza lasciare alcuna traccia nell'organismo della bambina.

Bimba sieropositiva senza terapia Hiv da più di 8 anni

Secondo il parere degli esperti, il suo caso potrebbe considerarsi unico: la terapia che le è stata somministrata nelle prime settimane di vita, sommata alle caratteristiche genetiche e immunitarie del soggetto, deve aver creato una sorta di scudo, che ha permesso all'organismo di frenare la replicazione del virus, la cui capacità di creare dei serbatoi di latenza è stata significativamente ridotta.

Gli studiosi, a questo punto, approfondiranno le loro ricerche per scoprire in che modo la bimba è riuscita a contrastare il male in maniera così efficace. Questo caso, inoltre, potrebbe risultare molto utile per fornire delle indicazioni circa l'opportunità di sottoporre i pazienti a dei trattamenti sempre più efficaci. Negli adulti, in particolare, si auspica che le terapie antiretrovirali e i vaccini terapeutici possano rendere più concreta la risposta nei confronti del virus.

In effetti, uno dei limiti della terapia anti-Hiv deriva proprio dalle caratteristiche del virus, che riesce a creare dei serbatoi in alcuni organi dove non è raggiungibile dai farmaci, condizione che gli permette di ripresentarsi quando le cure vengono interrotte. I pazienti affetti da AIDS, quindi, sono costretti ad assumere una combinazione di farmaci per tutta la vita, ma non sempre le terapie possono essere seguite, a causa degli effetti collaterali che ne derivano. Il caso della bambina sudafricana potrebbe aprire nuove prospettive per la ricerca.