Decisivo è stato il voto della Germania, a un voto che si presumeva positivo data la recente fusione tra la Monsanto, la multinazionale statunitense produttrice del più famoso diserbante al mondo e dei semi OGM, e la Bayer, l'azienda farmaceutica tedesca. A nulla sono servite le campagne di sensibilizzazione in tutta Europa e le centinaia di migliaia di firme raccolte tra la popolazione: 18 Paesi europei si sono espressi con un voto positivo, i contrari, tra cui l'Italia, erano in 9 ed 1 solo astenuto. Ha vinto il glifosato, hanno vinto ancora una volta gli interessi economici a discapito della nostra salute.

Qualche giorno fa c'era già sentore della disfatta nell'aria, dal momento che il commissario europeo alla Salute, il lituano Vytenis Andriukaitis, aveva minimizzato sull'insalubrità del prodotto esaltandone il potere di aumentare le rendite quantitative dell'agricoltura. Ieri il commissario ha commentato il voto definendolo un'accettazione collettiva di responsabilità. Ovvero la maggioranza ha ritenuto che il danno sia inferiore ai benefici. Peccato che i benefici siano soltanto a livello economico, e non sicuramente per il nostro Paese, che gode invece della diversità e qualità dei suoi prodotti, mentre il danno riguarda da vicino la nostra salute.

L'Italia era e rimane contraria

I Paesi che hanno votato contro il rinnovo, capitanati dall'Italia, sono Francia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Cipro, Malta, Belgio e Lussemburgo, mentre il Portogallo si è astenuto.

Qualche giorno fa la situazione era ancora equilibrata ma il voto finale è stato deciso dal si di Romania, Polonia, Bulgaria e Germania, che anzi avrebbero preferito l'estensione dell'autorizzazione per tre anni oltre i 5 accordati. In Italia c'era e resta in vigore un decreto che ne vieta l'uso in aree popolate e in zone a rischio, come parchi, campi sportivi, giardini pubblici e aree verdi annesse a scuole e strutture sanitarie.

Anche nelle campagne resta il divieto di utilizzarlo in fase di "pre- raccolta": il glifosato infatti viene utilizzato sui cerali in procinto di essere raccolti per accelerarne la maturazione. Ciò significa che nel prodotto destinato al consumo umano ed animale c'è una notevole concentrazione di un potenziale elemento cancerogeno.

Questo "rituale" è ormai la prassi per Paesi dove il clima non favorirebbe la maturazione del grano, come il Canada, e i maggiori produttori di pasta in Italia da anni mescolano il grano locale con quello canadese e proveniente da altri Paesi extraeuropei.

Il regalo alle multinazionali

Anche Greenpeace si è espressa in merito, dopo aver visto sfumare il suo tentativo di sensibilizzazione sul pesticida, affermando che il voto europeo è un "regalo" alle multinazionali agronomiche, quelle cioè che immettono sul mercato i loro semi geneticamnete modificati per resistere al glifosato, e anche il glifosato stesso, col nome commerciale di RoundUp. Ringrazia l'Italia per aver votano no, dimostrando di aver a cuore la tutela della salute e dell'ambiente piuttosto che il fatturato.

La Commissione Ue si è fatta scudo dei dubbi che ancora esistono sulla pericolosità dell'erbicida, perché non ci sono prove sufficienti per stabilire che la sostanza sia strettamente legata al cancro.

L'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro però lo ha classificato come probabilmente cancerogeno per l'uomo e dopo gli scandali che hanno evidenziato come parecchi studi scientifici siano stati manipolati o contraffatti a favore delle ditte produttrici per le persone, nessuno ci potrà convincere che il pesticida sia innocuo e sicuro. Anche perché tutti gli scienziati che hanno lavorato per la Monsanto, e che conoscono da anni gli effetti dell'erbicida sulla popolazione, ci hanno messo in guardia dopo che per anni hanno dovuto tacere in ottemperanza ad un contratto che prevede clausole di non divulgazione di dati aziendali.