La strada per arrivare ai farmaci concretamente disponibili nella pratica clinica sono sempre lastricate da incertezze e incognite. Prima che, infatti, una molecola, di cui venga accertata in via preliminare il potenziale terapeutico in vitro, possa entrare nella pratica clinica corrente passano in media molti anni. La sperimentazione è necessaria per verificare anzitutto che il ritrovato non abbia tossicità per l'organismo umano e quindi per stabilire qual è la dose della molecola da somministrare al paziente che ne possa massimizzare gli effetti terapeutici.
Inoltre, per la scoperta di un farmaco che possa curare malattie gravi, i colossi farmaceutici investono fior di risorse. Non trattandosi di enti di beneficienza, le aziende farmaceutiche nel medio-lungo periodo assumono che i loro investimenti produrranno degli utili derivanti dalla messa in commercio del farmaco. Se gli investimenti invece non rispondono alle attese diventa inutile proseguire nell'investire importanti risorse economiche.
Azienda farmaceutica non investe più nella ricerca contro le malattie neurodegenerative
In questo senso, la Pfizer, che è la più grande casa farmaceutica al mondo, stando a quanto è stato pubblicato sul Wall Street Journal, ha smesso di investire nella ricerca di nuovi farmaci per la cura delle malattie neurodegenerative quali l'alzheimer e il Parkinson.
La decisione è stata presa a causa dei risultati poco incoraggianti. In particolare, l'azienda farmaceutica ha annunciato che provvederà al licenziamento di 300 dipendenti che lavorano nei centri di ricerca in Massachusetts e in Connecticut. Pertanto, queste risorse verranno allocate per finanziare altri progetti. In realtà non si tratta della prima casa farmaceutica a gettare la spugna per così dire nella lotta a malattie neurologiche molto importanti.
Qualche tempo fa, infatti, Merk aveva rinunciato alla ricerca contro queste patologie neurodegenerative. Ma cos'è l'Alzheimer?
Alzheimer: lo stato dell'arte
L'Alzheimer è una patologia neurodegenerativa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. La patologia sarebbe provocata dallo sviluppo delle placche amiloidi che a lungo andare non permettono più ai neuroni di funzionare come dovrebbero.
Riguardo alle più recenti ricerche, un farmaco anticorpo messo a punto dalla Eli Lilly non ha prodotto risultati significativi nel contrastare la malattia. Pertanto, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche esistono solo dei farmaci in grado di rallentare parzialmente l'evoluzione dell'Alzheimer, ma non vi sono trattamenti che possano arrestarne significativamente il decorso.