Fondamentalmente la terapia di base per contrastare i tumori consiste nell'utilizzo della chemio e della radioterapia. Tali cure risultano in grado di distruggere la proliferazione delle cellule cancerose, tuttavia si tratta di terapie radicali molto impegnative, che non sono esenti da effetti collaterali anche gravi per i pazienti. Per questo la ricerca medica in questi ultimi anni sta compiendo sempre più passi in avanti per mettere a punto cure ancora più efficaci che non abbiano però gli stessi effetti collaterali. In particolare rimanendo sul fronte della cura delle patologie tumorali abbiamo delle novità molto interessanti.
Nanotecnologia: nuova frontiera nella lotta ai tumori
In particolare nuove cure potrebbero derivare dalle nanotecnologie, la nuova frontiera per quanto riguarda la cura dei tumori. Fondamentalmente con questo approccio i ricercatori sono riusciti a chiudere i vasi sanguigni grazie a cui il tumore riesce a svilupparsi più facilmente all'interno dell'organismo. Ma andiamo a considerare più nello specifico di cosa si tratta.
Nanorobot: come agiscono contro i tumori
Intanto lo studio è stato condotto dai ricercatori cinesi del Centro Nazionale per le Nanoscienze (Ncnst). In pratica gli autori di questo studio hanno realizzato dei nanorobot che hanno ottenuto ripiegando dei frammenti di dna, come se si trattasse di origami.
Questi nanorobot sono stati testati per la prima volta sul modello animale per quattro tipi diverso di tumore: seno, pelle, ovaie e polmoni. All'interno di questi nanorobot è presente l'enzima trombina che viene utilizzato come un'arma contro i tumori, in quanto entro soli tre giorni (72 ore) è in grado di chiudere i vasi sanguigni che alimentano le cellule tumorali, che perdendo il nutrimento di cui hanno necessità per svilupparsi, muoiono. I nanorobot viaggiando nel sangue sono stati in grado di riconoscere le cellule tumorali grazie a una molecola presente esclusivamente sulle cellule cancerose. Pertanto una volta giunti nella sede del tumore liberano la trombina che è in grado di provocare coauguli di sangue entro le 48 ore successive.
Questi coaguli hanno quindi portato alla morte delle cellule tumorali. I ricercatori hanno precisato che la trombina non ha portato la coaugulazione in altre parti del corpo, tuttavia saranno necessari ancora altri studi per confermare i risultati di questa ricerca che è stata pubblicata sulla rivista Nature Biotechnology.