C’è un legame tra cervello e intestino? Spesso capita di “sentire” le nostre emozioni con la pancia. Ma cosa c’è di vero in questa espressione? Gli studiosi stanno cominciando a muovere i primi passi verso un nuovo campo di ricerca che, per quanto possa contare su qualche dato certo, ancora si basa fondamentalmente su ipotesi. L’idea di base è: la flora batterica intestinale influisce in qualche modo sul cervello e, in particolare, sullo sviluppo di malattie mentali? Un’idea che, se confermata, potrebbe essere certamente d’aiuto nella ricerca di nuove cure per questi disturbi.

Non tutti i pazienti, infatti, rispondono efficacemente ai trattamenti già esistenti. Un caso esemplare è la depressione, che vede il 20-40 % delle persone non rispondere ad una cura farmacologica. Proprio per questo è di estrema importanza implementare la ricerca in questo settore, per arrivare, un giorno, a non dover più sottoporre le persone a trattamenti invasivi o dolorosi per provare ad alleviare la loro sofferenza psichica.

Intestino e depressione

Le domande che i ricercatori si sono posti sono: è la depressione a causare uno squilibrio della flora intestinale o è questo squilibrio che influisce sullo sviluppo di uno stato depressivo? Entrambe le ipotesi sono state sottoposte a verifica con ricerche effettuate sui topi.

Come già detto all’inizio, per quanto si siano riscontrati dei risultati, questi non sono ancora sufficienti per fare di un’ipotesi una legge. Che ci sia un legame, però, questo è certo.

Per verificare la prima ipotesi, i ricercatori hanno portato che un campione di topi a sviluppare depressione per poi osservare i cambiamenti a livello dell’intestino.

I risultati ottenuti hanno mostrato un impoverimento della diversità batterica. Per verificare la seconda ipotesi, invece, i ricercatori hanno inserito in topi sani i batteri della flora intestinale di soggetti affetti da depressione. Il risultato? I ratti, che hanno subito il trapianto, hanno iniziato a mostrare i segni di uno stato depressivo.

Entrambe le ipotesi sembrano essere state verificate. Ma la strada da percorrere è ancora molto lunga, perché ancora non si comprende appieno i meccanismi che ci sono dietro. Continuare ad interrogarsi su come e perché disturbi come la depressione si verifichino, provando e cercando nuove strade, è ad ogni modo vantaggioso per provare a sviluppare nuovi trattamenti.

Il legame con lo stress

Che pancia e stress siano legati non è una novità. Chi soffre d’ansia o di stress, infatti, spesso risente del proprio malessere al livello di stomaco e di intestino. Le ricerche condotte a tal proposito hanno mostrato come, sottoponendo un campione di criceti a situazioni stressanti, questi abbiano subito delle alterazioni nella flora intestinale.

L’importanza, poi, che questi batteri ricoprono nella gestione dello stress è stata dimostrata con un altro tipo di studio: i ricercatori hanno osservato le reazioni fisiologiche a situazioni stressanti di topi cresciuti in ambienti sterilizzati, quindi senza una flora batterica intestinale. I risultati hanno mostrato come questi topi raddoppiassero la produzione di cortisolo rispetto ai ratti cresciuti in luoghi non sterilizzati. A tal proposito, bisogna ricordare che la produzione di elevati livelli di cortisolo, se si protrae per lunghi periodi di tempo, comporta effetti dannosi per la salute.

Le ricerche condotte fino ad ora non rispondono, certo, a tutte le domande, ma sono da considerarsi comunque un punto da cui partire.