Prima il governo cinese poi Putin, dalla Russia, hanno annunciato lo sviluppo di vaccini anti Covid-19 già in sperimentazione clinica. Gli scienziati occidentali tuttavia sono scettici sulla possibile efficacia di questi vaccini. Il motivo va ricercato nel “virus-vettore” usato sia per la preparazione del vaccino cinese che di quello russo. Entrambi hanno usato adenovirus umano, responsabile del comune raffreddore. Per cui è immaginabile che parte della popolazione abbia già sviluppato una risposta immunitaria contro questi virus. Perché allora questi vaccini, appena inoculati, non dovrebbero essere immediatamente neutralizzati dagli anticorpi già presenti in una percentuale elevata di popolazione, riducendo di fatto la loro efficacia?
Stesso adenovirus del raffreddore
Uno degli approcci seguiti per sviluppare un vaccino anti Covid-19 è usare un comune virus come vettore dell’informazione genetica che codifica per la proteina “Spike”, presente sulla superficie di SARS-CoV-2. In questo modo si va a stimolare il sistema immunitario per la produzione di anticorpi specifici (immunizzazione). Un soggetto così immunizzato quando entra in contatto con il Coronavirus sarà in grado di neutralizzarlo immediatamente.
Spike è una proteina di superficie del coronavirus che, legandosi ai recettori ACE2 delle cellule dell’ospite, permette l’ingresso del virus nelle cellule. Se il gene che codifica per Spike è inserito in un “virus-vettore”, questo una volta entrato nelle cellule dell’organismo, indurrà la produzione della proteina Spike che andrà a stimolare la risposta immunitaria (produzione di anticorpi) contro il coronavirus.
Come virus-vettore normalmente si usano virus che non infettano l’uomo e che sono innocui. E vengono anche modificati eliminando i geni responsabili della replicazione. Spesso sono adenovirus, quelli che causano il comune raffreddore in altre specie. Il vaccino AstraZeneca, ChAdOx1-nCoV-19, sviluppato dall’Università di Oxford, in collaborazione con Advent-IRBM (Pomezia - Roma), ha come vettore virale un comune adenovirus (ChAdOx1) che normalmente infetta gli scimpanzé.
L'Università di Oxford aveva in precedenza usato lo stesso adenovirus per produrre il vaccino contro MERS-CoV. Ora in sperimentazione clinica (Fase II).
Anche il vaccino di ReiThera, GRAd-CoV2, che il 24 agosto ha iniziato la sperimentazione clinica su volontario sano, all’Istituto Spallanzani di Roma, è stato sviluppato modificando un adenovirus responsabile del raffreddore delle scimmie.
Il vantaggio di usare, come vettori, adenovirus che normalmente non infettano l’uomo, è quello di non essere neutralizzati appena vengono somministrati, in quanto la popolazione non ha anticorpi specifici contro di loro. E questi vaccini, una volta inoculati, possono raggiungere le cellule bersaglio per far esprimere le proteine che vanno a stimolare il sistema immunitario e produrre gli anticorpi.
Cosa hanno fatto i cinesi e i russi?
Cina e Russia hanno prodotto un vaccino anti Covid-19, ora in sperimentazione clinica. I cinesi hanno sviluppato il vaccino di CanSino e, dopo le verifiche in laboratorio, l’hanno somministrato al personale dell’esercito cinese. A breve è atteso un riscontro su una popolazione molto ampia.
Presso il Gamaleya Institute di Mosca, i russi hanno sviluppato un vaccino analogo, partendo sempre da adenovirus che normalmente infettano l’uomo e che sono responsabili del comune raffreddore.
Il vaccino di CanSino utilizza una forma modificata di adenovirus di tipo 5 (Ad5) mentre quello messo a punto dai russi si basa su due adenovirus umani, l’Ad5 e un secondo, meno comune, Ad26. Entrambi sono virus che nell’uomo causano il raffreddore. Pertanto è atteso che parte della popolazione abbia già gli anticorpi contro questi adenovirus. Da qui nasce lo scetticismo degli scienziati occidentali, questi vaccini appena inoculati potrebbero essere neutralizzati da anticorpi anti-Ad(5,26) presenti in una vasta fascia della popolazione.
A rimarcare questo punto sono alcuni esperti internazionali nel campo dei vaccini, come Anna Durbin, della Johns Hopkins University, e Hildegund Ertl, direttore del Wistar Institute Vaccine Center di Philadelphia. Sia in Cina che negli USA viene stimato che circa il 40% della popolazione ha livelli elevati di anticorpi anti-Ad5. In Africa, la popolazione eventualmente immunizzata contro questi adenovirus potrebbe arrivare all’80%
Se una percentuale piuttosto rilevante della popolazione è già immunizzata contro questi adenovirus, come è possibile che vaccini sviluppati proprio a partire da questi adenovirus - inattivati e modificati con l'informazione genetica della proteina Spike - non vengano neutralizzati dal sistema immunitario ancora prima di entrare nelle cellule? Evidentemente la risposta l’avremo solo nei prossimi mesi, quando saranno resi noti i risultati delle prove cliniche attualmente in corso. Sia in Cina che in Russia.