Addio a Pietro Mennea che a 60 anni si è spento oggi inuna clinica di Roma. Campione olimpico nel 1980 a Mosca e detentore per ben 17anni del record del mondo dei 200 metri. Era malato da tempo di tumore alpancreas.
Mennea si era fatto notareagli Europei del 1971 arrivando sesto nei 200 e vincendo il bronzo per la staffetta4x100. Il grande successo arriva agli Europei di Roma nel 1974 dove vince l'oroper i 200 e l'argento per i 100. Entra definitivamente nella storiasegnando un record, mantenuto imbattuto per diciassette anni: Mennea nel 1979 correi 200 in 19"72 (verrà battuto da Michael Johnson solo ai Trials perAtlanta '96 con 19"66).
L'anno successivo è quello della consacrazioneufficiale, quello dell'oro olimpico a Mosca, dove si guadagna l'appellativo di«Freccia del Sud», avendo ottenuto in quell'olimpiade un successo su tutta lalinea: vinse infatti anche il bronzo della 4X400. Negli anni successivi, dopoaver annunciato un ritiro e poi aver ritrattato, arrivano altre medagliemondiali (bronzo nei 200 e argento nella 4X100 a Helsinki '82) e un oro ai Giochidel Mediterraneo nei 200.
In sintesi scompare oggi un grande atleta, che hatrovato posto nel cuore degli italiani e nella loro memoria, diventando unsimbolo dello sport. Livio Berruti, medaglia d'oro nei 200 metri alle Olimpiadidi Roma 1960, ha detto di Mennea: «È stato un inno alla resistenza, allatenacia e alla sofferenza.
All'atletica italiana manca questa grande voglia diemergere e di mettersi in luce».
Possiamo solo dire che l'atletica italiana perde oggi un esempiodi virtù, ma che potrà sempre, da questo, prendere ispirazione per tendere almeglio.