Fabrizio Miccoli ricomincia da zero. Nel suo sogno di calciatore sin da bambino c'era vestire la maglia del Lecce prima di concludere la carriera. Prima di farlo però voleva restare in Serie A ancora per un paio di stagioni. Lo scandalo che lo ha travolto però l'ha costretto a rivedere i suoi piani ed anticipare di qualche anno l'approdo al Via Del Mare.
All'età di 34 anni Miccoli se la sentiva ancora di giocare ad alti livelli, tanto che, con la retrocessione del suo Palermo, aveva deciso di lasciare la squadra perché il suo stipendio era troppo elevato.
A queste cifre, aveva dichiarato Zamparini circa un mese fa, nessuno in Serie B si sarebbe potuto permettere il Romario del Salento. Ma poi accade ciò che non ti aspetti.
Un'intercettazione telefonica cambia la vita di Miccoli dall'oggi al domani. Le sue parole sono ormai tristemente famose, dato che l'intercettato parlava con il figlio di un boss della mafia siciliana e pronunciava l'odiosa frase "vediamoci all'albero di quel fango di Falcone". Immediate e doverose sono state le scuse di Miccoli che, in lacrime, ha cercato di convincere l'opinione pubblica durante una conferenza stampa di non essere un mafioso e di non sapere che il suo amico fosse il figlio di un boss.
La sua immagine comunque era compromessa.
Mai più nessuno in Serie A si sarebbe sognato di pagare un attaccante che, per quanto bravo sia, percepisce oltre un milione di euro a stagione, e soprattutto dopo una frase del genere. Da cancellare anche l'ipotesi estero, lì certe cose non le lasciano passare, e allora le alternative erano due: o chiudere con il calcio o abbattere il proprio stipendio.
Miccoli ha scelto quest'ultima strada, portarlo a 200 mila euro e ripartire dall'unico club che ancora vuol credere in lui, il suo Lecce, che gli ha proposto un biennale con opzione per il terzo anno. Lui ha sempre manifestato la voglia di vestire quella maglia ed i tifosi lo hanno sempre supportato. Vedremo se però adesso supereranno questa brutta vicenda.