La notizia era per certi versi annunciata, ma la decisione odiernadel Tribunale Nazionale Antidoping di Roma, colpisce e ferisce tutti gli amanti del ciclismo. Danilo Di Luca èstato infatti radiato a vita ed è la prima volta che una punizione così pesantecolpisce un ciclista italiano.

Già squalificato per 3 mesi nel 2007 nell'inchiesta denominata"Oil For Drugs" per i rapportiintercorsi con il medico sportivo Carlo Santuccione (coinvolto in un giro didoping culminato con la morte sospetta di alcuni ciclisti dilettanti) e per 2anni (poi ridotti in seguito a 15 mesi per la collaborazione con la procuraantidoping) nel 2009 per la positività al CERA(farmaco conosciuto come l'EPO di terza generazione), Di Luca si è reso nuovamenteprotagonista negativo dopo la positività all'eritropoietina (altro farmaco simile all'EPO) emersa durante loscorso Giro d'Italia.

La recidività è stata uno dei fattori determinanti che hannoinfluito sulla decisione finale dei giudici, che hanno quindi posto la parola finealla prestigiosa carriera di Di Luca, che a 37 anni abbandona la ribaltaciclistica che lo ha visto, pur tra le contraddizioni emerse, trionfare al Giro d'Italia del 2007 ed imporsi inalcune delle più importanti "classiche" comela Freccia Vallone (2005), il Giro di Lombardia (2001) e la Liegi-Bastogne-Liegi (2007).

Corridore completo dalla classe purissima, in grado diimporsi su ogni percorso, Di Luca detto il "Killer di Spoltore" per l'abilitànel cogliere il momento giusto per attaccare, lascia la scena con l'abitualespavalderia e con un pizzico di arroganza.

"Era già tuttoscritto; chi mi conosce sa che non ho mai vinto una cronometro a 60 all'ora.Qualcuno l'ha fatto e lo sta ancora facendo. Dovevo pagare io per tutti", queste le sue prime parolenel commentare il poco invidiabile primato di primo ciclista italianosqualificato a vita.

Un'altra pagina comunque da dimenticare quella odierna peril ciclismo, che ha visto cadere in tristi vicende di doping, tutti i piùimportanti eroi di due generazioni di ciclisti (quelli che vanno dalla finedegli anni novanta fino quasi ai giorni nostri) come Armstrong, Basso, Pantani, Ullrich, Riis,Rebellin, Schumacher e tanti altri. Un domino doloroso che gli appassionati di questo sport nonmeritano e che sembra non avere fine.