Si è concluso sabato il Six Nations Champions 2015, che ha visto l'Irlanda confermarsi campione, l'Inghilterra e il Galles perdere per differenza punti, la Francia altalenante, la Scozia fanalino di coda, ma comunque determinata e un'Italia che più enigmatica non si potrebbe, nonostante la vittoria a Murrayfield che le ha permesso di evitare cucchiaio di legno e whitewash.

Il prossimo autunno l'Italirugby sarà impegnata in Coppa del mondo e le premesse, alla luce del Championship appena concluso, sono tutt'altro che buone. Incontreremo di nuovo Francia e Irlanda nel nostro girone e, come da costante, l'obiettivo saranno i mai raggiunti quarti di finale.

L'Italia di Brunel, rispetto a quella di Mallet di quattro anni fa, si presenta più completa nei reparti, non più costruita sulle peculiarità dei migliori giocatori e sulla mischi ma con un gioco più dinamico che punta anche sulla velocità e sui trequarti. Ma al pari di quattro anni fa, rimane irrisolto il problema del mediano di apertura e soprattutto si spreca troppo nei calci piazzati (contro l'Inghilterra si son persi dieci punti che potevano fare la differenza).

Il ricambio generazionale c'è stato, anche se uno più importante arriverà dopo la Coppa del Mondo, il livello dei giocatori è aumentato, tuttavia manca la continuità e questo è un riflesso, drammatico, di quello che è il movimento del rugby italiano: sotto l'azzurro niente.

Alla competizione del 2011 si andò un anno dopo l'ingresso delle franchigie italiane nel campionato Pro 12 e, trascorsi 4 anni e cinque campionati, le squadre italiane sono il fanalino di coda della competizione, non una che abbia avvicinato i playoff, e non una che abbia fatto strada nelle coppe europee. Se scendiamo di livello il nostro domestic, l'Eccellenza, offre un campionato semiprofessionistico di scarso livello che non è un reale serbatoio di alto livello nemmeno per la nazionale Emergenti.

Se pensiamo poi che il prossimo anno alle Olimpiadi di Rio de Janeiro ci sarà il torneo di Rugby Seven e la selezione italiana è indietro come livello preparatorio e competitivo, il quadro è completo. Manca una visione totale del movimento, troppo raffazzonato e approssimativo, decisamente poco professionistico. I quarantuno punti di distacco segnati dal Galles, indicano anche questo.