“I corridori attuali sono delle macchine”. Così Claudio Chiappucci, l’ex campione degli anni ottanta – novanta, vincitore di una Milano Sanremo e sei volte sul podio nei grandi giri senza però mai assaporare la vittoria. Chiappucci si era guadagnato il soprannome di El Diablo per via del suo modo temerario di interpretare le corse, sempre all’attacco, ed ora non vede più in gruppo nessun corridore in grado di uscire dagli schemi ed attirare l’interesse.

Sagan l’unico con carattere

Chiappucci ha una visione molto critica del Ciclismo e dei ciclisti di oggi.

“Le corse sono cambiate radicalmente dalla mia epoca, oggi c’è molto più tatticismo” analizza l’ex corridore varesino. “Se si vuole attirare interesse è necessario che i corridori escano dagli schemi, che qualcuno faccia qualcosa di diverso”. E Chiappucci sapeva bene come creare interesse e agitare le folle. Nonostante un palmares non paragonabile ai grandi del ciclismo, alcune sue imprese sono rimaste nella storia e nell’immaginario collettivo. Come quando al Tour de France attaccò ad inizio tappa andando a vincere sul Sestriere dopo una cavalcata infinita su e giù per le Alpi, pedalando gli ultimi 100 km da solo. O alla Milano Sanremo, vinta in un giorno di pioggia e vento, sempre partendo da lontanissimo e poi staccando uno dopo l’altro tutti i compagni d’avventura fino al trionfo finale.

Era un ciclismo diverso. Oggi da una parte i controlli antidoping sempre più stretti non permettono ai corridori imprese esagerate, e questo per fortuna. Dall’altra i punteggi, i ranking, consigliano i corridori a rischiare meno, anche su imposizione delle squadre. Ma per Chiappucci è soprattutto una questione di mentalità e carattere ad aver portato a questo ciclismo così attendistico.

“Se si guarda a qualcuno di interessante oggi è Peter Sagan” continua Chiappucci “Lui è un bel corridore, ma ha anche carattere, personalità. Sagan, Contador e Valverde hanno lo stesso stile, gli altri sono tutti delle macchine, fanno un lavoro d’ufficio”.