Il corridore spagnolo Alberto Gallego, del team Caja Rural, è risultato positivo ad un controllo antidoping fuori competizione effettuato il 3 gennaio. Èl’ennesimo caso di doping nel mondo del ciclismo, a dimostrare però che la rete dei controlli è sempre più stretta ed efficace. L’aspetto più sorprendente della vicenda di Alberto Gallego è semmai la sostanza rilevata, un anabolizzante, e come il corridore ha giustificato la sua positività, affermando di essere vittima di una contaminazione.
Anabolizzanti, un doping non da ciclismo
Il caso di Alberto Gallego è in effetti piuttosto anomalo.
La sostanza rilevata al corridore spagnolo è lo stanozololo, un anabolizzante che favorisce la crescita della massa muscolare. Non è un doping da Ciclismo, ma da sport dove serve forza esplosiva più che resistenza. Un doping da culturisti, da centometristi o sollevatori di pesi, non certo da sport di resistenza come il ciclismo. Il corridore della Caja Rural ha cercato di spiegare quanto successo in una lettera aperta. “Sono rimasto incredulo, non sapevo nemmeno che sostanza fosse” - ha scritto Gallego - “È illogico pensare che abbia assunto volontariamente questo prodotto per migliorare il mio rendimento. Non lo avrei fatto per ragioni etiche ma anche perché è chiaro che sarei risultato positivo a qualunque controllo senza migliorare le mie prestazioni”.
Alberto Gallego si è reso disponibile a tutte le prove che l’Agenzia Antidoping spagnola vorrà effettuare, chiedendo anche l’analisi di tutti i prodotti che ha usato negli ultimi mesi. L’ipotesi di Gallego è quella di essere vittima di una contaminazione. Un prodotto come un integratore nutrizionale, magari di marche sconosciute, potrebbe essere la causa di questo caso di doping.
Resta il fatto che un corridore professionista deve avere la certezza di quello che assume, senzaaffidarsi a prodotti di dubbia provenienza. Se il caso fosse davvero spiegabile con una contaminazione allora Gallego potrebbe essere solo la vittima di sé stesso.