E adesso Sergio Marchionne potrà sfogarsi contro più di mezza Italia che, da mesi, l’ha bastonato senza pietà sulle sue capacità dirigenziali alla guida della Ferrari e sulle “folli” scelte Made in Italy dello staff tecnico a cui affidare la costruzione della Rossa fregiata 2017, trionfatrice a Melbourne.
Ferrari italianissima, silenziosa e forte
Certo, è ancora troppo presto per prefigurare scenari da titolo mondiale già in tasca, perché una rondine non fa primavera, ma la brillante vittoria di Sebastian Vettel nel primo round stagionale in Australia è sicuramente una bella risposta data dal presidente a tutte le innumerevoli critiche che, anche lecitamente, gli sono piovute addosso in questi mesi.
Perché, attenzione, è vero che un primo posto non può farti montare la testa e che bisognerà attendere il responso della forza ferrarista su altre piste con caratteristiche diverse, ma che la nuova metodologia di lavoro e che il rinnovato spirito ferrarista trasferito sulla SF70H siano stati in ogni caso molto efficaci è fuor di dubbio. Un successo non nasce mai per caso e la maniera con cui Vettel ha strapazzato la Mercedes è la conferma che quanto di buono si era visto nei test di Barcellona non fosse il classico fuoco di paglia. Un successo perentorio, esaltante, che costituisce già un primo, importantissimo, punto a favore del presidente per il nuovo corso inaugurato a Maranello dalla seconda metà del 2016.
Ovvero la costruzione di uno staff tecnico interamente tricolore a struttura orizzontale per la progettazione della monoposto e l’organizzazione delle varie aree di competenza valorizzando le risorse interne, già presenti in seno alla scuderia e attribuendo il coordinamento dell’intera squadra all’ex direttore del reparto motoristico Mattia Binotto.
Una scommessa coraggiosa per dimostrare che anche i tecnici italiani hanno la capacità di mettere in pista vetture in grado di vincere, senza andare a rincorrere i cervelli della gloriosa scuola inglese. Per rodare i nuovi ingranaggi al meglio in modo da presentarsi in forma per l’inizio del Mondiale 2017, in casa Ferrari è stata scelta la politica del silenzio, all’insegna del motto “testa bassa e lavorare”, senza i proclami poi smentiti clamorosamente dello scorso anno e sfoderando il massimo della prudenza.
In molti hanno manifestato diffidenza su questa nuova filosofia impressa da Marchionne ma, adesso, sono arrivati i primi risultati concreti che testimoniano la scelta vincente. Ai tifosi ferraristi non sarà sembrato vero assistere ad un Vettel in grado di combattere ad armi pari con la Mercedes di Hamilton per tutta la durata del Gp, dimostrandosi anzi più rapido.
Gestione delle gomme ottimale
Il miglioramento più significativo compiuto dagli uomini in rosso sulla loro creatura, emerso in tutto il weekend australiano, è sulla gestione delle gomme, sia per quanto riguarda i tempi di raggiungimento delle temperature ottimali di esercizio che sul fronte del binomio rendimento-durata. Sul primo punto la conferma si è avuta in prova con la prima fila di Vettel a soli due decimi dal poleman Hamilton.
La gara, invece, ha testimoniato quanto la SF70H sia “gentile” con i nuovi pneumatici larghi Pirelli, qualità che consente di avere una ragguardevole durata senza penalizzare più di tanto le prestazioni dal consumo. Progressi tangibili in attesa di riscontrare quello più importante: la capacità di sviluppare la vettura nel corso dell’anno in rapporto alla concorrenza, grande tallone d’Achille della Ferrari negli ultimi anni. Ma intanto complimenti a Marchionne, complimenti a chi ha partorito la nuova e competitiva nata di Maranello e, se il buongiorno si vede dal mattino, i tifosi possono iniziare a sognare per davvero senza rischiare di cadere dal letto e farsi male.