Non è solo forza bruta o abilità tecnica. Il ciclismo è anche un sottile gioco psicologico, una guerra di sguardi, a volte parole. È bastata una frase, un piccolo segno di debolezza di un avversario, per far sentire a Tom Boonen che il Grammont sarebbe stato il momento giusto per passare all’offensiva. Il fuoriclasse della Quickstep ha parlato con Luke Rowe prima del mitico muro, cogliendo un po’ di timore nell’avversario, e da lì è partita l’idea di attaccare e di stravolgere la corsa.

Boonen: 'Aspettavo un attacco della Sky'

Il muro di Grammont tornava quest’anno nel percorso del Giro delle fiandre e nonostante una collocazione a quasi 100 km dall’arrivo, è risultato determinante.

La Quickstep ha iniziato qui la sua offensiva da cui è poi scaturita più avanti l’azione solitaria e vincente di Philippe Gilbert. In realtà Boonen e compagni non avevano in proposito un attacco frontale come poi è invece avvenuto. Boonen ha spiegato che sul Grammont si sarebbe aspettato qualcosa di importante dalla Sky. “Pensavo che la Sky avrebbe fatto il Grammont a tutta” ha raccontato Boonen. “C’era stata un’altra gara, non ricordo bene quale, in cui avevano usato un vecchio trucco del ciclocross andando fortissimo alla base e poi rallentando fino a salire a tre all’ora costringendo quelli dietro a sganciare il pedale. Nella parte finale poi avevano accelerato a tutta nuovamente”.

Ma l’attacco della Sky immaginato da Boonen non è arrivato, come lo stesso campione fiammingo ha capito poco prima di arrivare sul Grammont parlando con uno degli uomini in nero, Luke Rowe.

“Mi ha chiesto se avremmo attaccato, ho capito che avevano più paura di noi e così ho deciso di andare. Abbiamo formato un bel gruppo, tutti avevano interesse a collaborare”. Boonen e compagni hanno così propiziato la fuga a cui si è unito anche Rowe, che ha poi avuto la sfortuna di cadere insieme a Sep Vanmarcke. Ma questa azione ha deciso il Giro delle Fiandre, anche grazie all’intuizione di Tom Boonen.

Per il campione fiammingo poi la corsa è finita in maniera sfortunata, con un incidente meccanico che l'ha tolto dalla mischia sul Taaienberg. "Stavo passando dalla corona grande a quella piccola e la catena è rimasta incastrata nel telaio, con la bici di scorta è successo lo stesso e poi ho dovuto prendere quella di Terpstra. Sapevo che a quel punto la mia corsa era finita" ha concluso Boonen.