Jonathan Demme, regista e sceneggiatore statunitense, intitolò ‘il silenzio degli innocenti' uno dei suoi film più celebri, ispirato dall’omonimo romanzo di Thomas Harris. Nel film Demme riporta la storia di Clarice, giovane donna tormentata dai ricordi di uccisioni di persone e agnellini, sentiti nella sua infanzia. Vittime, innocenti, che non hanno mai spesso di tormentare la mente di Clarice, non si sono mai arresi, non hanno fatto silenzio. Urla, grida e disperazione che ora risuonano in tutta Italia.
Provengono dal centro, dove altri innocenti, vittime senza difesa,mostrano la propria paura, grande quanto la voglia di non mollare.
Si sentono come perseguitati dalla natura, dalla giustizia divina, se davvero ne esiste una. Fino a ieri erano stati 2 i nodi cruciali, che avevano messo in ginocchio le popolazioni dell’Abruzzo, delle Marche, dell’Umbria.
Il primo, databile 24 agosto, aveva spazzato via Amatrice, Accumuli, Arquata del Tronto, reso inagibili altri comuni, piccoli ma sereni, provocando danni ingenti a livello umano. Il secondo buco nero risale al 26 ottobre, con un'altra violenza scossa che si abbatte su territori e popolazioni che solo 2 mesi prima avevano visto la morte in faccia. Il numero di feriti è basso, ma è questo sisma a porre fine alla vita plurisecolare della Chiesa di San Benedetto di Norcia, rasa al suolo da una natura che non guarda in faccia niente e nessuno.
Un crollo che sembra segnare una perdita di speranza, come se con le mura della chiesa fossero venuti giù anche i sogni delle persone del posto.
Persone affezionate alla propria terra, che non hanno abbandonato, nonostante tutto. Sono rimasti fedeli ai propri territori anche all’arrivo di un freddo e avvilente inverno. Arrivano il Natale, capodanno e le feste più tristi per un Centro Italia in ginocchio.
Arrivano gli auguri da tutto il mondo, dalle istituzioni nazionali e internazionali, l’invito a tenere duro. Ma gli aiuti, quelli concreti, non arrivano, e quando lo fanno sono inadeguati a una situazione che definire tragica pare il minimo.
Si sentono abbandonati a loro stessi, gli abitanti del centro Italia, vittime di una terra che però non riescono a non amare.
Dimenticati da uno stato che però non riescono a non invocare. Una dura realtà che non riesce a migliorare agli occhi di chi inizia il 2017 come aveva finito il 2016: senza sogni, e senza casa. Il gelo nei primi giorni di gennaio non accenna a smettere, anzi: con l’anno nuovo arriva la neve. Accompagnata da tante parole, molte promesse, ma pochi fatti. In diverse zone di Umbria, Marche e Abruzzo, le stesse colpite dai diversi sisma, cominciano a mancare elettricità, riscaldamento, acqua.
Dall’abbandono ideale, si passa all’isolamento forzato. Una tortura che sembra senza fine e che soprattutto non trova uno stato in grado di farla finire. In questo clima di paura, demoralizzazione,si giunge al 18 gennaio.
Quando la terra, quell’odiosamata terra, ha tremato di nuovo. Non ha sentito le preghiere, i pianti, le grida di abitanti che non l’hanno abbandonata nonostante tutto, nonostante loro stessi fossero abbandonata. No, la terra ha tremato come ormai fa da quel 24 agosto, fregandosene degli innocenti che in silenzio non ci vogliono, non ci possono e (aggiungiamo noi) non ci devono stare. Uno stato non si può permettere di lasciare dei suoi cittadini nella situazione che da mesi a questa parte si vive in quelle regioni. Per le popolazioni di Pescara, Rieti, San Benedetto, è un incubo che avanti da mesi.
Ultima tragedia in ordine di tempo è quella dell’Hotel Rigopiano, distrutto senza pietà da una valanga, probabilmente provocata da una scossa sismica.
All’interno vi erano 30 persone, tutt’ora disperse. Sembra un dramma infinito, reso realtà da una sfortunata ma a tratti prevedibile serie di eventi. Si attende l’entrata in scena di una istituzione forte che dia sostegno ai protagonisti d questo disastro. Quegli innocenti che non perdono la voce, come non perdono la fede.