Quante emozioni ha regalato l’ultima tappa del Giro del Delfinato! Richie Porte ha dovuto cedere la sua maglia gialla nonostante si sia dimostrato ancora il più forte. L’australiano della BMC si è però trovato quasi subito senza squadra ed è stato sottoposto ad un fuoco incessante di attacchi. Dopo essere stato staccato, Porte ha ripreso e superato quasi tutti sulla dura salita finale di Plateau de Solaison, ma Jakob Fuglsang è riuscito a difendere un minuti di vantaggio, abbastanza per vincere la tappa e conquistare anche la classifica finale grazie agli abbuoni.
Porte subito da solo
L’ultima tappa del Giro del Delfinato proponeva 4 grandi salite in appena 115 km di corsa che si sono rivelati esplosivi. La tappa si è infiammata subito grazie alla Sky che ha cercato di isolare e ingabbiare la maglia gialla di Richie Porte. Se l’australiano ha confermato di essere in stato di grazia, la sua squadra ha invece mostrato molte lacune dopo essersi difesa con raziocinio nei giorni scorsi.
Dopo una fuga di una ventina di corridori è stato direttamente Chris Froome a dare il via ai fuochi d’artificio attaccando per due volte su Saisies e Aravis, le prime salite di giornata. Anche se il britannico è stato raggiunto, la corsa è esplosa e Richie Porte è rimasto già senza compagni di squadra.
Con la fuga della prima ora annullata, sono stati allora Valverde e Aru a cercare di approfittare della situazione lanciandosi all’offensiva sul col de la Colombiere. Porte è stato costretto a spendere molte energie in prima persona, con Froome che l’ha sempre marcato stretto. La maglia gialla ha fatto andare via quasi tutti gli altri uomini di classifica in un gruppetto con Martin, Fuglsang, Bardet, Contador, cercando di costringere Froome a collaborare.
Ma il britannico non è stato al gioco, ha sfruttato ancora il lavoro di Porte per poi piantarlo in asso vicino allo scollinamento ed andare a raggiungere il gruppetto dei contrattaccanti.
#ICYMI: Valverde & Aru sont toujours à l'avant / Valverde & Aru still in the lead #Dauphine pic.twitter.com/mlS02i6zCs
— Critérium Dauphiné (@dauphine) 11 giugno 2017
Fuglsang, la giornata perfetta
Froome ha avuto la fortuna di trovare l’aiuto di un compagno come Kwiatkowski, rientrato al termine della discesa.
Con il polacco a guidare nel fondovalle, il gruppetto è andato a raggiungere Valverde e Aru all’imbocco della dura salita finale, 11 km al 9%, mentre Porte tutto solo è stato costretto ad una fatica sfiancante per iniziare l’ascesa con un minuto di distacco.
La partita è allora diventata una sfida a distanza tra Froome, a guidare da solo il primo gruppetto, e Porte all’inseguimento. Nonostante la fatica accumulata l’australiano ha recuperato secondi su secondi, mentre Froome ha mostrato la corda. Verso metà salita il passo del britannico si è fatto difficoltoso e allora Daniel Martin ha cercato di approfittarne partendo all’attacco. Ma è stato Jakob Fuglsang a fare il colpo grosso mettendosi sulle tracce dell’irlandese per poi saltarlo in uno dei tratti più difficili.
Grazie ad una condotta di gara più accorta il danese della Astana ha scalato con un passo brillante l’ultima parte di salita, con gli altri ormai al lumicino.
Un Giro del Delfinato esaltante
Contador e Valverde sono andati in crisi e anche Froome ha pagato, subendo prima gli scatti di Meintjes, Bardet e Aru, e poi lo smacco del sorpasso di Richie Porte. L’australiano ha dato prova di condizione e concentrazione ai massimi livelli, ma non ha potuto difendere la sua maglia gialla. Fuglsang ha concluso in trionfo, con una manciata di secondi su Martin, con Meintjes e gli altri a seguire, e con Porte a 1’15’’, lo stesso distacco che l’australiano vantava sul danese stamani. Ma l’abbuono di 10’’ preso da Fuglsang ha fatto materializzare il sorpasso in classifica generale finale.
Jakob Fuglsang è così il vincitore di questo entusiasmante Giro del Delfinato vissuto senza troppi tatticismi di squadra e con una sfida diretta tra i leader, con Porte a 10’’ e Daniel Martin a completare il podio. Quarto posto per un Froome determinato ma poco brillante, mentre il quinto posto dà grande fiducia ad un Fabio Aru ritrovato.
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