Seconda giornata della Challenge cup e le Zebre Rugby Club cercavano riscatto dalla precedente e brutta sconfitta contro l'Agen. Partita, finalmente, in casa e ,dovendo affrontare sempre una squadra francese particolarmente forte, il Pau, la franchigia italiana ha forse sbagliato i conti.

Un primo tempo incredibile

Il Pau è una squadra che ha una grande tradizione nei campionati europei, vanta ottimi piazzamenti e addirittura un titolo conquistato nel campionato 1999-2000, storica splina nel fianco del rugby italiano visto che soltanto il Rugby Parma è riuscito a sconfiggerlo per 11-20 nel 2006.

Gli ultimi anni mostrano un andamento altalenante della squadra, però quest'anno dimostra ben altre intenzioni avendo già centrato due vittorie (considerato l'ultima contro gli italiani)Le Zebre non si fanno certo intimorire dalle statistiche e vogliono dimostrare di essere ampiamente in grado di stare tra le grandi d'europa.Letteralmente travolgono i francesi demolendone la difesa e segnando tre mete spettacolari. Con le trasformazioni arrivano a chiudere la prima metà della partita con un notevole punteggio di 30-7 visto che i francesi riescono a superare la linea di meta italiana soltanto una volta.

Il crollo nel secondo tempo

Inspiegabile il secondo tempo, Non può essere definito altrimenti.

Le Zebre entrano in campo per affrontare la seconda metà della partita ma non sembrano essere nemmeno la stessa squadra. Poco incisivi in attacco e decisamente troppi i falli concessi. Ne approfittano immediatamente i francesi che non perdono tempo prima ad accorciare le distanze poi a superare gli italiani nel punteggio.La partita finisce con un incredibile punteggio di 38-33.Punto bonus difesa per la franchigia italiana che, a questo punto, deve porsi qualche domanda.Cosa non ha funzionato nel secondo tempo?

Possibile che il rugby professionistico italiano continui a fare l'errore di considerare una partita già vinta allo scadere del primo tempo?Il problema della resistenza fisica sembrerebbe essere risolto, il miglioramento del fitness degli atleti, tanto voluto da Conor O'Shea per usufruirne poi in nazionale, c'è. Il gioco continua a durare per tutta la partita ma troppi sono ancora i falli concessi agli avversari sia nel gioco aperto che in mischia chiusa. Maggiore deve essere la concentrazione dei nostri atleti, in altre parole.