Comunque, alla fine bisogna solo dirgli grazie. Grazie a Marco Cecchinato per averci fatto sognare, grazie per la favola che si è regalato e ci ha regalato. Si è dimostrato troppo forte l'austriaco Dominic Thiem, testa di serie numero 7 del tabellone, ma che attualmente è con tutta probabilità il miglior giocatore sulla terra rossa dopo il cannibale Rafa Nadal. Ma, al termine del match, il nostro alfiere è uscito dal campo tra gli applausi del pubblico del Philippe Chatrier. Segno inconfondibile che qualcosa di buono, in questo Roland Garros, deve averlo fatto.

'Ora non mi accontento più'

Diciamoci la verità: fino alla settimana scorsa Cecchinato Marco da Palermo, classe 1992, era noto solo agli appassionati di Tennis e agli addetti ai lavori del settore. Non aveva mai vinto un incontro di un Major prima del primo turno di questo Roland Garros. Di più: fino a poche settimane fa, si destreggiava tra i tornei minori, i cosiddetti challenger. Poi, a fine aprile, la svolta. Una svolta, come spesso accade, del tutto casuale. Cecchinato non era riuscito a qualificarsi per il torneo di Budapest. Tuttavia, in seguito al ritiro di uno degli atleti già iscritti in tabellone, era stato ripescato come lucky loser. E aveva vinto il titolo.

Non era che il preludio di quanto doveva accadere sui campi parigini.

E, forse, ci si potrebbe leggere anche qualche simbolismo, dal momento che Roland Garros, a cui è intitolato il secondo torneo del Grande Slam dell'anno, era un aviatore. Quale miglior luogo per iniziare a spiccare il volo?

E così, Cecchinato ha rotto il ghiaccio contro il romeno Copil, a cui ha rimontato 2 set in un incontro epico conquistato 10-8 alla quinta partita.

Poi ha dominato il match contro un altro Marco, l'argentino Trungelliti, una delle favole di questo torneo (ripescato come lucky loser, si era fatto 1000 km in macchina da Barcellona con mamma e nonna per arrivare in tempo a Parigi e poter scendere in campo nel primo turno).

Poi è arrivato il primo nome "pesante": lo spagnolo Pablo Carreño Busta, decima testa di serie del torneo.

Dopo il quale è toccato a un'altra montagna, il belga David Goffin, numero 8 del tabellone, che lo aveva battuto a Roma poche settimane prima. Infine, è stato il turno di un mostro sacro come Novak Djokovic, ex numero 1 al mondo ed ex campione di Parigi (nel 2016).

Tutti ostacoli, sulla carta, proibitivi. Ma tutti si sono dovuti inchinare alla maestria di questo venticinquenne palermitano, alle sue brillanti variazioni, alle sue magnifiche smorzate, al suo sontuoso rovescio a una mano - una goduria per i puristi. Una serie di imprese a cui probabilmente nessuno avrebbe creduto, se non lo stesso Cecchinato. "Prima mi accontentavo, ora non lo faccio più", ha risposto a chi gli chiedeva come si passa dai primi turni challenger alla semifinale del Roland Garros.

Sì, perché Cecchinato ha raggiunto il penultimo atto del torneo, primo italiano a riuscirci da 40 anni, quando ci si era issato l'attuale capitano dell'Italdavis Corrado Barazzutti. L'ultimo azzurro in finale, invece, resterà Adriano Panatta, che nel 1976 alzò la Coppa dei Moschettieri. Per ora, almeno. Perché Super Marco ha tempo - e tecnica - per riprovarci.

'Ora desidero solo staccare la spina'

Certo, non sono stati giorni semplicissimi, soprattutto dopo che il suo nome è finito sulla bocca di tutti - anche di coloro che solitamente non seguono il tennis. Alla tensione, all'emozione, alle crescenti aspettative si sono infatti aggiunte le attenzioni - le pressioni - dei media. Viene facile pensare ai casi di atleti "rovinati" dall'improvvisa notorietà: e, anche se Cecchinato ha dichiarato di avere accanto delle persone che lo aiutano a gestire questi momenti, forse sarebbe stato il caso di contenere l'euforia.

L'impresa, infatti, poteva ancora essere completata.

Sia chiaro, non è per questo (o comunque, non solo per questo) che Super Marco ha visto infrangere il proprio sogno, ma perché dall'altra parte della rete c'è stato un Thiem che ha rasentato la perfezione - e forse non è un caso che anche lui usi il rovescio a una mano. La chiave di volta, come ha ammesso Cecchinato, è stato il tie-break del secondo set, che l'austriaco ha vinto 12-10 al quinto set point, dopo averne annullati tre all'azzurro.

Al termine dell'incontro, Super Marco si è mostrato rammaricato, ma allo stesso tempo soddisfatto. "Ora desidero solo staccare la spina per un paio di giorni", ha detto, aggiungendo che si porterà dietro la consapevolezza di poter giocare alla pari con i più forti. Con la speranza che questo Roland Garros sia solo un punto di partenza. E che, in un futuro non lontano, l'impresa possa trasformarsi in leggenda.