'Se vuoi essere ricordato, allora devi fare qualcosa di grande'. Per un pugile, ovviamente, questo si traduce nell'affrontare e battere tutti gli avversari più forti. Sono in tanti che annunciano in un futuro prossimo l'ingresso nell'Olimpo della boxe di Anthony Joshua, campione mondiale dei pesi massimi e detentore di quattro cinture (Super WBA, IBF, IBO e WBO). Ma per essere davvero il più grande della sua epoca, dovrà confrontarsi con Deontay Wilder, il campione che detiene l'unica cintura che non gli appartiene, quella versione WBC. Oltretutto, il combattimento tra i due re dei pesi massimi, definito come 'match del secolo' almeno in questo secolo, decreterebbe un campione indiscusso che alla categoria regina manca dal 2000, l'ultimo della serie fu Lennox Lewis.

Il destino di grandezza di Joshua, pertanto, deve necessariamente incrociarsi con quello di Wilder per essere tale. La pensa così un grande campione del passato che non ha certo bisogno di presentazioni: Sugar Ray Leonard.

'Un combattimento per entrare in Paradiso'

Leonard non ha dubbi, se Joshua vuole diventare il numero della sua epoca deve combattere contro Wilder e deve farlo negli Stati Uniti, così come sta facendo Tyson Fury che il prossimo 1 dicembre sfiderà il Bronze Bomber per il titolo a Los Angeles. Sugar Ray, campione del mondo in cinque categorie di peso nel decennio tra il 1979 ed il 1989, era in prima fila a Wembley lo scorso settembre ed ha visto Joshua mettere k.o. Alexander Povetkin.

"Per Joshua, combattere contro Wilder sarebbe il combattimento per il Paradiso, perché entrerebbe di diritto tra i match più grandi della storia dei pesi massimi, i numeri sarebbero incredibili". Per essere davvero grandi si devono affrontare i più grandi, Leonard lo sa molto bene perché i grandi della sua epoca li ha affrontati tutti: Roberto Duran, Thomas Hearns e, soprattutto, Marvin Hagler.

Quest'ultimo combattimento è quello che il 62enne ex pugile di Rocky Mount ricorda più volentieri ed è proprio facendo un confronto con lo storico match disputato nel 1987 che Leonard esorta Joshua ad affrontare Wilder.

'Ho combattutto contro Hagler perché era il migliore'

"Sono tornato a combattere dopo tre anni perché volevo affrontare il migliore e Marvin Hagler era il migliore.

Avevo combattuto contro altri pugili molto forti e volevo che accadesse anche con lui. Era l'ultima cosa che mancava alla mia carriera". Fu una splendida battaglia che, probabilmente, andava premiata con un pareggio. Leonard, nonostante la lunga inattività, mise in difficoltà l'avversario e, probabilmente, conservava due o tre punti di margine alla fine dell'ultima ripresa. Un giudice gli diede addirittura otto punti: indimenticabile il commento sulla tv italiana del grande Rino Tommasi che lo definì "una vera bestemmia". Ad ogni modo Leonard vinse e, sebbene gli organizzatori fossero disposti a mettere su qualcosa di monumentale per il rematch, da quel momento Hagler non ne volle più sapere, fu il suo ultimo combattimento nel quale si sentì defraudato dai giudici.

"Ero considerato tra i migliori, ma non avevo affrontato e sconfitto il migliore", ricorda Leonard che parla di "una specie di timbro di approvazione, perché la gente ricorda sempre il momento in cui sei andato contro il più forte. Questo deve fare Joshua, per essere il migliore".

'Joshua deve andare negli Stati Uniti'

Difficile oggi trovare un pugile che, al pari di Anthony Joshua, sia in grado di riempire gli stadi. I numeri sono impressionanti, quelli relativi ai combattimenti del campione britannico a Wembley ed a Cardiff. Eppure, secondo Sugar Ray Leonard la consacrazione per un pugile arriva soltanto negli Stati Uniti d'America. "Deve attraversare l'oceano e sfidare Wilder a casa sua, solo così sarà ricordato come un campione assoluto.

Tutti in America conoscono Joshua, ma in tanti vorrebbero vederlo combattere in America. Credo che bisognerebbe chiedergli se a fine carriera vorrà essere ricordato solo in Gran Bretagna o in tutto il mondo, sono sicuro che la risposta sarà la seconda".