Nello splendido scenario dell’Arena di Verona è calato il sipario sul Giro d’Italia 2019. Richard Carapaz ha portato sana e salva la sua maglia rosa al traguardo, gestendo il vantaggio acquisito nelle grandi salite, soprattutto in quelle piemontesi e valdostane, e diventando così il primo corridore dell'Ecuador a vincere un grande giro. Nibali ha concluso forte nonostante il suo Giro avesse ormai detto tutto, Roglic è riuscito con un po’ di fatica nel sorpasso a Mikel Landa per riprendersi un posto sul podio finale. La tappa è invece andata all’americano Chad Haga che ha regalato una bella gioia al Team Sunweb, rimasto subito senza il suo leader Tom Dumoulin in questo Giro.

Giro, le lacrime di Haga

L’ultima fatica e le ultime emozioni, tra i brividi del risultato e le storie che solo il Giro sa raccontare, sono quelle della cronometro di Verona, 17 km con la salita delle Torricelle, sulle strade affrontate anche in due edizioni dei Mondiali entrambi vinti da Oscar Freire.

La corsa per il successo di tappa si è decisa presto, perché gli uomini di alta classifica, soprattutto Primoz Roglic, non sono riusciti a esprimersi al meglio dopo le tante battaglie in montagna degli ultimi giorni. Tra gli specialisti era molto atteso il primatista dell’ora Victor Campenaerts, che ha fatto segnare il miglior parziale in cima alle Torricelle, a metà percorso, ma è stato sopravanzato nella discesa e nel piano finale verso l’Arena dall’americano Chad Haga.

Il corridore della Sunweb ha fatto segnare un 22’07’’, 4’’ meglio di Campenaerts, ed è stato messo in pericolo più avanti solo da De Gendt, che però si è fermato al terzo posto a 6’’.

La vittoria di Haga ha portato una delle storie più belle di questo Giro d’Italia. Il corridore americano aveva rischiato la vita all’inizio del 2016, quando era stato investito da una macchina mentre si allenava insieme ad alcuni compagni, tra cui John Degenkolb.

Con ancora i segni sul volto e sul corpo di quella terribile esperienza, Haga ha chiuso il cerchio del suo percorso di rinascita, affidando alle lacrime il racconto delle sue emozioni.

La festa per Carapaz

Per i meri calcoli di classifica la sfida più interessante era quella per il terzo gradino del podio, con Roglic a 23’’ da Landa, pronto per un probabile sorpasso.

Lo sloveno ha faticato un po’, dimostrando una volta di più di aver sentito molto le fatiche di queste ultime tappe e di non essere più così incisivo come nelle altre cronometro.

A Roglic è però bastato ugualmente un 10° posto di tappa a 26’’ da Haga per scalzare Landa, finito a 57’’ e al quarto posto in classifica, un po’ come nel Tour di due anni fa quando perse il podio nella crono finale. Tra gli uomini di alta classifica il migliore è stato Vincenzo Nibali, stimolato più dall’orgoglio che da un’impossibile caccia a Carapaz. Il campione siciliano ha battuto Roglic di 3’’, mentre la maglia rosa ha badato soprattutto a non prendere rischi e a finire senza problemi.

Lo scalatore dell’Ecuador ha concluso a 1’12’’ prima di iniziare la festa con i tanti tifosi del suo paese radunati all’Arena.

In classifica è cambiato poi solo il sesto posto, con il sorpasso di Majka rispetto a Lopez, che ha confermato la sua maglia bianca così come Ciccone si è portato a casa quella azzurra e Ackermann quella ciclamino.