Domani, 15 settembre 2019, ricorrerà il centesimo anniversario della nascita di Fausto Coppi e, per l'occasione, il consiglio regionale del Piemonte ha autorizzato la cittadina che diede i natali al campione, Castellania, in provincia di Alessandria, a cambiare il nome in Castellania Coppi. Nonostante ci abbia lasciato a soli 40 anni, il 2 gennaio 1960, l'airone, come era soprannominato, è e sarà sempre un'icona, una leggenda del ciclismo e dello sport italiano in generale, come dimostrano anche i quasi 250 libri che sono stati scritti su di lui nel corso degli anni.
Ricordare l'immenso palmarès di Coppi, cinque Giri d'Italia, due Tour De France, tre classiche Milano-Sanremo e moltissime altre vittorie, non basta a ricordare il campionissimo, che era più di un semplice sportivo.
Coppi-Bartali: rivalità sportiva e politica
La rivalità tra Fausto Coppi e Gino Bartali caratterizzò la stampa sportiva per un decennio nel secondo dopoguerra e contribuì a rendere il Ciclismo uno sport cosi popolare e seguito nel nostro Paese. Una continua lotta fatta di epiche battaglie, ma sempre con una correttezza da galantuomini quali erano, e il gesto dei due che si passano una bottiglia, nella tappa tra Losanna e l'Alpe d'Huez del Tour De France 1952, è diventato uno dei simboli per eccellenza della rivalità sportiva cavalleresca.
Ma la contrapposizione tra i due non si limitava alla strada e ai pedali, infatti la loro rivalità era vista anche come una metafora delle differenze sociali e politiche del Paese. Infatti all'epoca, secondo il pensiero comune, Coppi rappresentava i movimenti di ispirazione laica, mentre Bartali veniva identificato nei movimenti cattolici, e alle elezioni politiche divennero i simboli dei due principali partiti in lizza: il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana.
Un Paese in volo con l'airone Coppi
Fausto Coppi non è stato solo un fenomeno sportivo, ma anche sociale, in un' Italia in cui il ciclismo era lo sport più seguito, aiutava il Paese a scoprire se stesso nel profondo, nell'analizzare le difficoltà e i sogni: alla gioia per la vittoria del suo primo Giro d'Italia nel 1940 si contrappone la paura per l'annuncio dell'entrata in guerra del Paese.
Quindi Coppi viene chiamato alle armi e verrà poi catturato e imprigionato in Africa, poi il ritorno in Italia, le successive vittorie nel Giro d'Italia, quelle nel Tour de France, i trionfi al Mondiale, tutte soddisfazioni a cui però furono contrapposti anche momenti di profonda tristezza per il campione, come la perdita del fratello Serse nel 1951 e la tormentata storia, extraconiugale, con la Dama Bianca, ossia Giulia Occhini, fino alla tragica e prematura morte il 2 gennaio 1960 a causa della malaria contratta in Africa. Forse correva così forte che ha superato la sua stessa vita, come disse Nicolò Carosio commentando la vittoria di Coppi alla Sanremo del 1946: "E in attesa del secondo, trasmettiamo musica da ballo".