L’epilogo a sorpresa del Tour de France, il clamoroso sorpasso che ieri ha consegnato la vittoria finale a Tadej Pogacar ai danni di Primoz Roglic nella cronometro di Planche des Belles Filles, ha lasciato molte domande aperte nel mondo del Ciclismo. Se è vero che Pogacar ha sciorinato una prestazione favolosa rifilando distacchi pesanti sia a Roglic che a tutti gli altri, è altrettanto certo che il capitano della Jumbo Visma abbia passato una giornata molto complicata che ha portato ad un risultato più modesto rispetto al suo potenziale. Il 30enne corridore sloveno ha dichiarato di non aver avuto delle buone sensazioni durante la corsa, forse condizionato dalla pressione di essere ad un passo dalla vittoria tanti sognata, ma un collaboratore della Jumbo Visma ha spiegato che alcune scelte sui materiali utilizzati durante la corsa potrebbero essergli costate almeno metà del ritardo accumulato.

Primoz Roglic: ‘Non riuscivo a spingere’

Dopo una corsa condotta con autorevolezza insieme a tutta la sua squadra, davvero fortissima in tutte le tappe, a Primoz Roglic è mancato l’ultimo passo per portarsi a casa il Tour de France e quella maglia gialla indossata per un paio di settimane. Il capitano della Jumbo Visma partiva con 57’’ di vantaggio rispetto a Tadej Pogacar nella cronometro di ieri a Planche des Belles Filles, l’ultimo ostacolo prima della passerella parigina. Tutto il mondo del ciclismo era concorde nel ritenere che solo un miracolo poteva cambiare il vincitore finale del Tour, visto il vantaggio di Roglic e le sue ottime attitudini alle cronometro, soprattutto quelle con un profilo impegnativo.

Invece la maglia gialla è parsa la brutta copia del corridore visto nel resto della corsa, forse schiacciato dal peso psicologico del pronostico, dalla pressione di essere così vicino al grande risultato.

Pogacar gli ha mangiato gran parte del distacco già nella fase iniziale più veloce ed è poi volato via imprendibile nel tratto finale in salita, rifilando quasi due minuti a Roglic e sfilandogli così la maglia gialla in un finale sportivamente drammatico.

“Non riuscivo a spingere abbastanza sui pedali. Ho dato tutto, non potevo fare di più” ha dichiarato il capitano della Jumbo Visma al termine della corsa cercando di spiegare i motivi di una giornata così difficile.

Uno dei particolari che ha incuriosito molto durante le fasi finali della prova di Roglic è stato il casco, un accessorio nuovo che gli ha dato qualche problema di posizionamento.

Lo sloveno ha concluso la tappa con il casco completamente storto, un particolare davvero insolito in un ciclismo sempre più votato alla perfezione maniacale di ogni particolare. “Ho corso con un nuovo casco che ho usato per la prima volta”, ha ammesso Roglic nel dopo corsa, aggiungendo però che “il problema non è stato il casco ma le gambe”.

Un minuto per casco e tuta

Intervistato dal giornale belga Het Laatste Nieuws, il professor Bert Blocken ha invece dato un peso molto importante alla scelta dei materiali utilizzati da Roglic durante la cronometro decisiva del Tour de France. Blocken è professore di aerodinamica all’Università di Eindhoven e collabora con la Jumbo Visma nel perfezionamento dei componenti e degli accessori.

Il professore ha lavorato a lungo in galleria del vento per migliorare l’efficienza aerodinamica dell’abbigliamento usato dai corridori, utilizzando anche dei manichini a grandezza naturale dello stesso Roglic e di van Aert.

Essendo in maglia gialla però Primoz Roglic non ha potuto indossare il body studiato dal professor Blocken e dal fornitore della Jumbo Visma, l’azienda Agu, ma ha dovuto vestire quello standard realizzato da Le Coq Sportif, fornitore di tutte le maglie di leader del Tour de France. “Non conosco la tuta da cronometro di Le Coq Sportif, ma la differenza tra la vecchia e la nuova tuta di Agu che abbiamo sviluppato è di oltre trenta secondi. Possiamo tranquillamente dire che Roglic ha perso trenta secondi con quella divisa da cronometro”, ha dichiarato il professor Blocken, che ha poi puntato il dito contro il casco fornito alla Jumbo Visma dall’azienda Lazer.

“Quel casco era drammatico, chiunque ha visto che non andava bene. Gli è costato più di trenta secondi”, ha analizzato l’esperto di aerodinamica, che non ha collaborato alla realizzazione del casco di Lazer.