L’ultima settimana del Giro d’Italia non ha offerto a Peter Sagan molte occasioni per mettersi in mostra. La corsa si è spostata stabilmente sulle grandi montagne con tutti gli occhi puntati sulla battaglia per la conquista della maglia rosa finale, mentre il campione slovacco si è dovuto limitare ad amministrare la situazione per portare a casa la sua maglia ciclamino. L’ultima giornata insidiosa in quest’ottica era la tappa del 27 maggio a Stradella, su un percorso caratterizzato da alcune brevi salite nella parte finale. Sagan è partito con 22 punti di vantaggio su Cimolai e 25 su Gaviria.

Per congelare la situazione e non correre rischi nel finale, la sua Bora ha cercato di favorire una folta fuga da lontano di corridori che non potevano impensierirlo.

Mille franchi e 50 punti

Con il successo di tappa, i traguardi volanti e gli altri piazzamenti in mano a un gruppo di fuggitivi, Sagan avrebbe così azzerato le residue possibilità di Cimolai e Gaviria di raggiungerlo. Per questo la Bora hansgrohe è stata molto attenta alle fasi iniziali della lunga tappa di Stradella, la diciottesima del Giro d’Italia. La corsa è partita a tutta velocità con un’infinita serie di scatti, finché dopo più di un’ora di battaglia è riuscita a evadere una fuga composta da ben 23 corridori. In queste fasi concitate è avvenuto l’episodio che poi è stato sanzionato dalla giuria di gara.

Peter Sagan si è portato in testa al gruppo chiudendo la traiettoria a un uomo di Bardiani, inoltre ha rivolto alcune parole agli altri corridori, forse per consigliare di fermarsi e far prendere definitivamente il largo ai fuggitivi. Questa almeno è la ricostruzione che ha dato la giuria alle immagini, che in realtà non hanno mostrato azioni violente o minacciose da parte del campione della Bora.

A Sagan è però stata inflitta una multa di 1000 franchi svizzeri per “intimidazioni e condotta impropria contro altri corridori”, come si legge nel comunicato diffuso dalla giuria dopo la conclusione della tappa di Stradella, poi vinta da Alberto Bettiol. Al campione slovacco è stata comminata anche una penalizzazione di 50 punti nella classifica Uci, mentre non ci sono state sanzioni nella classifica della maglia ciclamino.

Valach: ‘La strategia era di lasciare andare una fuga’

Nel dopo corsa sia Peter Sagan che la Bora hansgrohe non hanno commentato la decisione della giuria del Giro d’Italia. Sia il tre volte iridato che il suo team si sono limitati a spiegare la loro strategia di corsa, volta a favorire una fuga da lontano che togliesse di mezzo tutti i punti sia al traguardo volante che all’arrivo. “Era importante non perdere punti per la maglia ciclamino. Abbiamo tenuto sotto controllo i velocisti che erano vicini in classifica e abbiamo tenuto la maglia” si è limitato a dichiarare Sagan, mentre il tecnico Jan Valach è entrato più nel merito delle strategie.

“Era l’ultima tappa decisiva per la maglia ciclamino. La nostra strategia era di lasciare che una fuga arrivare al traguardo, o essere pronti a combattere nel finale se altre squadre fossero state interessate a questo. Tutti hanno lavorato nella parte iniziale della corsa, poi un gruppo numeroso è andato via. Questo è stato a nostro vantaggio perché nessun velocista ha potuto prendere punti allo sprint intermedio. Tutti i velocisti erano in gruppo, Peter è rimasto protetto e ha mantenuto la maglia” ha dichiarato Valach.