Dopo quello lanciato da Arnaud Demare nelle scorse settimane, dalla Francia scatta un altro allarme sull’uso di medicinali, integratori e prodotti vari nel mondo del Ciclismo. A parlare apertamente e in maniera molto critica delle maglie non sempre così strette che la rete antidoping tesse attorno a chi cerca di barare è il corridore della DSM Romain Bardet. Lo scalatore francese è intervenuto a margine dell’evento londinese Rouler Live, partendo dalla perquisizione che ha coinvolto il Team Bahrain Victorius all’ultimo Tour de France e dalla successiva indagine che ha rilevato l’assunzione, da parte di tre suoi corridori, di tizanidina.

Si tratta di un farmaco non proibito dalle regole antidoping, ma utilizzabile solo per questioni terapeutiche e dopo una richiesta specifica.

Romain Bardet: ‘Vietare i chetoni’

Le notizie riguardanti il Team Bahrain Victorius hanno alimentato il dibattito sull’uso di una serie di prodotti al limite tra lecito e illecito, farmaci che ancora non sono stati classificati come dopanti ma che normalmente non dovrebbero essere assunti da un atleta in salute. Il mondo del ciclismo professionistico si è trovato di fatto spaccato tra le squadre che hanno adottato una politica più aggressiva per sfruttare queste zone grigie vicine ai confini con il doping, e quelle che hanno assunto una posizione più intransigente in tal senso.

Queste ultime sono quelle che fanno parte del Movimento per un Ciclismo Credibile, un’associazione su base volontaria che impone ai team iscritti delle regole più rigide rispetto a quelle ufficiali della WADA, l’Agenzia Mondiale antidoping, che vieta tra l’altro anche l’uso dei chetoni.

Tra le squadre che hanno aderito al MPCC c’è anche la DSM di Romain Bardet.

Lo scalatore francese è convinto che tutto il mondo del ciclismo dovrebbe allinearsi alle regole del Movimento, ma sente una forte resistenza in tal senso. “Le regole sono troppo permissive, questo è il problema. Parliamo di chetoni da due o tre anni e l’MPCC sta spingendo, ma altre squadre continuano a dire che li useranno.

Sta alle autorità antidoping decidere se vietarli o meno, questo è il problema, perché c’è questa zona grigia. Si parla tanto di questi prodotti, ma l’unica cosa da fare è vietarli”, ha dichiarato Romain Bardet.

‘Il ciclismo ha bisogno di più test’

Il corridore della DSM ha lanciato l’allarme anche sul numero di controlli antidoping che vengono effettuati, soprattutto quelli a sorpresa. Bardet ha testimoniato come dopo la pandemia, i controlli si siano fatti decisamente più sporadici. “Con il Covid i controlli antidoping sono drasticamente diminuiti” ha dichiarato il corridore francese, raccontando che lui e molti colleghi passano dei lunghi periodi di allenamento in altura a Tenerife senza ricevere mai la visita degli ispettori antidoping.

“Forse fuori gara ho avuto tre o quattro controlli, cinque al massimo per il passaporto. Ho avuto esperienza di tre o quattro settimane al Teide senza test e c’erano altri 25 corridori che non hanno subito nessun controllo” ha raccontato Romain Bardet, invitando le autorità ad uno sforzo in più. “So che servono molti soldi, ma è quello di cui il ciclismo ha bisogno. Sono fiducioso che le persone che gestiscono l’antidoping siano ancora in gamba e stiano monitorando le cose. Nel complesso ho sentito che il livello dei test è sceso di un po’”, ha testimoniato Bardet.