Il Ciclismo italiano non sta vivendo uno dei suoi momenti più gloriosi. Alla perdurante mancanza di una squadra di livello World Tour, il nostro movimento sta sommando le difficoltà nel rispondere al ricambio generazionale in atto e all'inevitabile uscita di scena dei veterani, a partire da Vincenzo Nibali. Anche il recente Giro d'Italia per Under 23 ha confermato che il ciclismo azzurro annaspa nel confronto con i giovani talenti in arrivo da mezzo mondo, in questo movimento sempre più globalizzato e tecnologico. Nella corsa rosa riservata ai giovani, i ciclisti italiani hanno conquistato un solo successo di tappa, con il velocista Alberto Bruttomesso, e nella classifica generale il miglior azzurro è stato Davide Piganzoli, appena decimo ad oltre dieci minuti dal vincitore Leo Hayter.

Basso: 'Il primo freno inibitore sono i genitori'

Partendo da questi fatti, il direttore di Tuttobiciweb Pier Augusto Stagi ha intervistato l'ex campione Ivan Basso, ora manager della Eolo Kometa. L'ex corridore varesino ha analizzato lo stato di salute del nostro ciclismo, evidenziando quelli che secondo lui sono alcuni punti critici su cui dover lavorare.

Basso ritiene che a livello giovanile ci siano alcune squadre che portano avanti dei progetti di qualità lavorando al meglio, facendo gli esempi di Zalf e Colpack, ma anche chi non fa altrettanto. Il manager della Eolo ha però chiamato in causa soprattutto la famiglia e la scuola, che spesso non aiutano i ragazzi a scoprire e valorizzare i propri talenti e i propri limiti.

"Il primo freno inibitore per un ragazzino che corre in bicicletta è il genitore che ha delle ambizioni troppo alte per il figlio e usa un atteggiamento sbagliato per ricercare una performance che in quel momento non arriva" ha commentato Ivan Basso, che poi ha fatto un interessante confronto tra l'Italia e la Slovenia nel rapporto tra scuola e sport.

'Il problema non è il ciclismo'

"Bisogna ripartire dalla scuola. Partiamo dal caso Slovenia, che è grande come la Lombardia. In Slovenia fanno dodici ore di educazione fisica vera alla settimana, noi ne facciamo due a malapena. Il problema non è il ciclismo, il problema è l'attività sportiva" ha dichiarato Basso, che ha parlato anche dell'ascesa di nuovi sport tra i motivi delle difficoltà che sta incontrando il ciclismo italiano a livello giovanile.

Insistendo sul tema del coinvolgimento della scuola, Basso ha lanciato l'idea di un progetto capillare che parta dalle fondamenta con il coinvolgimento degli ex corridori. "Ognuno parta dalle scuole del proprio paese, se ci sono duecento ex professionisti ci sono duecento scuole che iniziano ad andare in bicicletta, questo è un esempio pratico e semplice di come bisogna agire" ha dichiarato Ivan Basso.