Al Giro dell'Appennino di giovedì scorso il mondo del Ciclismo ha salutato il ritorno in gruppo dell'eterno Davide Rebellin. A quasi 51 anni, il corridore veneto ha iniziato la sua 31° stagione nel ciclismo professionistico, un'avventura cominciata nel lontanissimo 1992, appena concluse le Olimpiadi di Barcellona. Nonostante l'età e il pesante infortunio subito nella scorsa stagione, quando si fratturò tibia e perone cadendo al Memorial Pantani, Rebellin ha mostrato una volta di più la sua incredibile determinazione e la voglia di continuare a correre e a divertirsi in sella alla sua bicicletta.

Il campione veneto non ne ha voluto sapere di concludere la carriera in questo modo traumatico e triste, ha superato una lunga riabilitazione e dopo nove mesi è tornato a correre al Giro dell'Appennino con la maglia della squadra continental Work Service.

Ciclismo, Rebellin e Lefevere insieme nel '92

In questo ennesimo debutto, Rebellin ha dimostrato di essere ancora molto competitivo in rapporto all'età e al lungo periodo di assenza dalle corse. L'ex corridore di Gerolsteiner e CCC ha concluso la corsa al 19°posto, nello stesso gruppo di corridori di primo piano come Alessandro Covi e Filippo Zana.

Il ritorno del veterano azzurro è stato salutato con ammirazione da gran parte del mondo del ciclismo.

Ma nel coro di elogi all'invincibile Rebellin si è fatta notare anche una voce molto critica. Nella sua rubrica sul giornale belga Het Nieuwsblad, il manager della Quickstep Patrick Lefevere, ha scritto un commento tranciante sul suo ex corridore e la sua voglia di continuare a correre a più di cinquant'anni.

Davide Rebellin iniziò la sua avventura nel ciclismo professionistico proprio insieme a Lefevere.

L'anno era il 1992, la squadra il Team GB-MG Maglificio in cui militavano grandi campioni come Mario Cipollini, Andrei Tchmil e Franco Ballerini, e in cui Lefevere era nello staff tecnico. Il numero uno dell'attuale Quickstep ha bollato questo infinito prolungamento della carriera di Rebellin come un qualcosa di patetico. "Per me è tragico.

Nessuno dovrebbe fare i conti personali degli altri, ma io so quanto sono costate a Rebellin le sue aspirazioni sportive: almeno un matrimonio" ha commentato il manager fiammingo.

'Mi chiedo perché vada avanti'

Lefevere, sempre molto diretto e duro nei suoi commenti, si è chiesto perché un campione dalla carriera gloriosa come Rebellin debba misurarsi in contesti così modesti come quelli in cui ha gareggiato negli ultimi anni, quando pur di correre ancora è finito in piccole squadre continental dalla provenienza improbabile.

"Sinceramente mi chiedo perché vada avanti a correre in squadre dell'Algeria, della Croazia o del Kuwait, in corse quasi sempre fuori dall'Europa. Questo è un fallimento rispetto a quello che ha conosciuto nei suoi anni migliori" ha dichiarato Lefevere, aggiungendo che il suo ex corridore avrebbe dovuto appendere la bici al chiodo molto tempo fa. "A volte parliamo di chi allunga la carriera facendo un anno di troppo, ma qui si parla di un decennio" ha commentato Patrick Lefevere.