Che cos'è il cuneo fiscale di cui si torna sempre a parlare, come funziona, e perché tutti lo vogliono tagliare. Innanzitutto va detto che, a differenza di quanto avviene in altri campi del lavoro e dell'economia, questo "taglio" sarebbe oggettivamente positivo: il cuneo fiscale è infatti la differenza tra quando un dipendente costa all'azienda e quanto invece il dipendente si ritrova in busta paga.

Tagliare il cuneo fiscale significa, quindi, o permettere all'azienda di avere un costo del lavoro più basso - e quindi facilitare le assunzioni - oppure permettere al lavoratore di avere un netto in busta paga più alto.

Nella migliore delle ipotesi, entrambe le cose.

Gli aumenti nelle buste paga che si sono visti nel 2014 sono stati merito di un taglio del cuneo fiscale molto leggero che il governo Letta è riuscito a portare a termine. Ora il governo Renzi vorrebbe continuare su questa strada, aumentando i tagli e provando così a rilanciare il mercato del lavoro. Per tagliare il cuneo fiscale si può agire su più fronti, dal momento che questo è costituito dalla somma delle imposte (dirette, indirette o sotto forma di contributi previdenziali) che caricano il costo del lavoro.

Un esempio classico per capire il peso del cuneo fiscale è quello dello stipendio di un lavoratore tipo. Fatto 100 il costo del lavoratore, in busta paga arriva solo il 54%.

Il restante 46% se ne va in contributi a carico del lavoratore (20%) e contributi a carico del datore di lavoro (26%). Il governo Renzi ha promesso di investire dieci miliardi di euro nel taglio del cuneo fiscale. Resta da capire dove saranno reperite le risorse.