Il governo sta progressivamente riducendo gli stanziamenti a favore dei CAF, i Centri di Assistenza Fiscale, come fatto precedentemente anche con i Patronati. E gli effetti non tarderanno a farsi sentire. Già da ottobre, infatti, quando terminerà l'accordo raggiunto in extremis con l'Inps per la compilazione e l'invio dei modelli ISEE delle fasce della popolazione più deboli, molti servizi potrebbero essere soppressi o posti totalmente a carico degli utenti.

Il piano del Governo per ridurre i costi

In effetti, il piano del Governo per stornare dai conti pubblici i contributi finora versati ai CAF per l'assistenza fiscale gratuita ai contribuenti è semplice e chiaro: scaricare tutti i costi sui contribuenti.

E questo perché dalle analisi effettuate sui flussi di pratiche della sola INPS è già possibile determinare che vi sarà uno sforamento del budget preventivato. E se questo vale per un solo ente pubblico, l'effetto sull'intera Pubblica Amministrazione è esponenziale. A meno, ovviamente, di una soluzione ponte dell'ultima ora.

Il caso dei Patronati

Del resto il Governo aveva agito in maniera simile anche nei confronti dei Patronati, che davano assistenza gratuita ai lavoratori nel disbrigo delle pratiche pensionistiche. Infatti, in primo luogo è stato tagliato lo stanziamento al Fondo Patronati. In secondo luogo, si è concessa ai Patronati la facoltà di richiedere all'utenza una contribuzione variabile fino all'importo massimo di 24 euro.

Ma la struttura dei Patronati è talmente ampia e capillare, essendo presenti sia nelle grandi metropoli urbane che nei piccoli comuni, che, giocoforza, questi si vedranno costretti a far pagare molti servizi se non tutti agli utenti per poterla tenere in piedi.

Le riduzioni nei confronti dei Caf

I CAF, in prevalenza gestiti dai sindacati o dalle associazioni datoriali, avevano già subito una decurtazione degli stanziamenti nel 2012 con l'allora governo di Mario Monti.

Infatti erano stati ridotti i compensi spettanti ai Centri di Assistenza Fiscale per la compilazione e l'invio del modello 730. Successivamente anche Renzi ha ridotto ulteriormente i compensi con la legge di Bilancio 2016.

Complessivamente, fino a tutto il 2015 i CAF ricevevano dallo Stato 317 milioni di euro lordi, cioè comprensivi di IVA al 22%.

In seguito questo importo si è ridotto di 60 milioni circa a 276 milioni di euro. E per il 2017 è già prevista una ulteriore riduzione di 30 milioni di euro. E nel 2019 si procederà ad una ennesima riduzione di pari importo. Tutto in nome della spending review.

Anche perché, è il ragionamento dei tecnici del Tesoro, più si va avanti più le dichiarazioni precompilate dovrebbero fare la parte del leone. Riducendo, in questo modo, la necessità di fare ricorso ai CAF. Peccato che, finora, così non sia stato. Anzi dagli andamenti passati e da alcune analisi prospettiche ci si attende una mole di lavoro maggiore per i centri di assistenza fiscale. E a parità di condizioni e, soprattutto, di struttura, i CAF non riusciranno a coprire tutte le spese. Con il risultato di far ricadere il costo sugli utenti. Senza contare i molti posti di lavoro a rischio. Una vera patata bollente per il Governo.