Gli italiani sono famosi nel mondo per l'arte di arrangiarsi. Questo vale in ogni aspetto della vita e rapporto personale o di lavoro. Purtroppo, però, a volte, questo modus operandi ha portato ad effettuare delle piccole violazioni di alcune norme, soprattutto fiscali. Di conseguenza, il timore di un accertamento fiscale da parte dell'Agenzia delle entrate c'è sempre. Anche se si è sicuri di aver sempre rispettato tutte le regole fino in fondo. Ma, sopratutto ora che l'amministrazione finanziaria ha dichiarato una guerra senza quartiere all'evasione fiscale, come è possibile evitare che dei "peccati veniali" facciano scattare un accertamento fiscale sulla base delle nostre spese o dei nostri acquisti?

La domanda, visti gli strumenti recentemente messi in campo dall'agenzia delle entrate, come il redditometro o il risparmiometro, non è poi così peregrina. Vediamo di fare chiarezza.

I criteri generali

Prima che l'agenzia delle entrate faccia partire un accertamento fiscale, sopratutto se nei confronti di una persona fisica, vengono effettuate delle analisi a piramide inversa. Cioè dal generale al particolare. A questo scopo viene utilizzato il, cosiddetto, redditometro. Con questo algoritmo l'amministrazione finanziaria confronta gli importi dei nostri acquisti avvenuti nel corso dell'anno con la nostra dichiarazione dei redditi.

L'accertamento scatta solo ed esclusivamente nel caso ci sia uno scostamento tra i due importi complessivi superiore al 20%.

In questo caso il contribuente viene invitato a spiegare e giustificare la provenienza della liquidità extra a sua disposizione. Se le spiegazioni soddisfano l'agenzia delle entrate bene, altrimenti si prosegue nell'azione accertativa.

Gli acquisti sospetti

Ovviamente, se la nostra dichiarazione dei redditi è medio - bassa e acquistiamo dei beni di lusso o prenotiamo una crociera nei Fiordi norvegesi per il mese di agosto, questo desta sicuramente l'attenzione dell'amministrazione finanziaria.

Ma lo stesso si può dire di acquisti più "normali" come quello dell'utilitaria o della prima casa. Questo perché, ovviamente, o abbiamo acceso un finanziamento o un mutuo o questi soldi ci sono stati donati. In questo secondo caso, per non incorrere in guai grossi sarà bene tenere traccia del passaggio di denaro, ad esempio facendosi effettuare un bonifico.

Ma anche la sottoscrizione di una costosa polizza vita può destare la curiosità del fisco. Ovviamente, questo dipende anche dal peso dei premi o delle rate sulle disponibilità mensili ufficiali. Se tra queste non c'è discrepanza nessun problema. Diversamente, si potrebbe essere soggetti a controlli. Infine, bisogna tenere presente che l'Agenzia delle entrate può verificare tutte le spese e gli acquisti saldati mediante carta di credito e bancomat. Questi, infatti, permettono la tracciabilità dei pagamenti.

Bisogna, infine, ricordare che anche una eccessiva pratica di scarico delle spese dalla dichiarazione dei redditi per i più diversi motivi come, a solo titolo d'esempio, la retta della scuola privata dei figli, gli interessi del mutuo, il bonus mobili o elettrodomestici possono insospettire l'Agenzia delle entrate e far scattare i controlli del fisco.