La pervasività, per non parlare della diffusione incontrollata delle nuove tecnologie nella vita quotidiana, ha determinato l’avvento della cosiddetta “Società dell’Informazione”. Una società in cui le nuove tecnologie offrono nuovi sistemi di interazione con le Istituzioni e la Pubblica Amministrazione (si pensi alla recente riforma della comunicazione per via telematica degli stati di malattia per i dipendenti dei comparti pubblici e privati n.d.r.), nuove modalità di fruizione dei servizi, nuovi modi di intervenire nella vita politica, nuove forme di comunicazione (i social network, le nuove piazze degli scambi e delle relazioni virtuali fra gli utenti).
Tali novità, volendo in estrema sintesi semplificare, possono essere innanzitutto identificabili come un superamento dei propri limiti spaziali e temporali.
L’impatto di questa aspazialità, garantita dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, però non potrà mai essere misurato da un soggetto “abile” nella stessa misura in cui lo sia da un diversamente abile o da un anziano. Di fatto quindi il solo elemento dell’abbattimento dei vincoli di mobilità costituisce un’evidente rivoluzione per la comunicazione, l’apprendimento, l’attività lavorativa e la fruizione dei servizi. Ma la tecnologia può andare anche oltre poiché è un efficace strumento per assicurare la valorizzazione delle capacità residue dei disabili e per sopperire a delle loro “mancanze”.
Le possibilità sono pressocchè illimitate. Una persona priva dell’uso delle mani può scrivere un testo semplicemente parlando al computer. Un soggetto affetto da grave difficoltà di udito può usare liberamente il telefono. Un individuo cieca può istruire un computer per leggere ad alta voce il contenuto sullo schermo di un PC.
Una persona affetta da disabilità fisica può liberarsi dall’isolamento e dalla solitudine, addirittura in alcuni casi può cimentarsi a livello professionistico alla pari con “atleti abili” (in molti ricorderanno l’esempio del corridore sudafricano Oscar Pistorius che grazie a delle protesi speciali per le sue gambe, ha partecipato alle recenti Olimpiadi del 2012 in Gran Bretagna).
Ma se i benefici sono evidenti non è altrettanto chiaro come questo gruppo di cittadini possa acquisire non solo una piena consapevolezza delle potenzialità della tecnologia ma ne possa usufruire appieno. Nonostante la lodevole opera di alcune associazioni, nonostante l’impegno di diverse istituzioni, nonostante la presenza di buone abitudini, moltissime sono le barriere sociali, organizzative, economiche ed individuali che impediscono una piena fruizione da parte di tutti delle possibilità offerte dalla rivoluzione digitale.
Anzi, l’avvento della società basata sulle tecnologie dell’informazione può costituire un’ulteriore forma di discriminazione e di esclusione. La tecnologia diventa sempre più facile e disponibile ma ancora non sufficientemente intuitiva; fattori socio-demografici quali il titolo di studio, l’età, il reddito, la residenza geografica, influiscono in maniera determinante nell’adozione e nella diffusione delle nuove tecnologie, ed in particolare nell’utilizzo del PC e di Internet, strumento ormai indispensabili per lo svolgimento delle principali attività quotidiane.
E’ palese come anche all’interno dello stesso nucleo familiare esista una sostanziale diversità di comportamento rispetto alle tecnologie che è legata indissolubilmente a fattori in primis anagrafici. Per cui possiamo parlare di un “divario digitale” nella stessa abitazione per non dire da stanza a stanza.
Inoltre non esistono ad oggi nel nostro Paese dei dati statistici ufficiali ed attendibili che aiutino a definire il rapporto tra disabili e le tecnologie e permettano quindi l’individuazione di misure appropriate per facilitarne l’accesso e il loro utilizzo.