Già notissimo per il bestseller The Transhumanist Wager, fantascienza sociologica, simile all'Utopia celebre di Tommaso Moro, ovviamente aggiornata alle teorie futuriste contemporanee radicali di cui è tra i principali promotori internazionali, Zoltan Istvan, futurista e transumanista, candidato anche con il Transhumanist Party alle presidenziali Usa di quest'anno, sbarca finalmente in Italia presso la grande stampa. Repubblica, nel recente inserto periodico del Venerdì, 26 febbraio, l'ha intervistato.
Ritorno al progresso e al futuro
“Il candidato che promette l'immortalità” ha chiosato Repubblica, un titolo spettacolare e attinente, visto proprio tale focus privilegiato da Istvan nel suo ancora recente tour elettorale, tra diversi temi futuribili e postumani.
L'articolo stesso sorprende per la disincantata dialettica delle domande e delle amplificazioni alla storia stessa del movimento, dalle origini, fine novecento con il filosofo Max More e il cosiddetto Estropianesimo, poi Transumanesimo fino alle non casuali sinergie recenti con figure celeberrime come i fondatori di Google e di Facebook, con attenzione in particolare alle computer science, tra informatica e robotica e le prossime o remote longevità estrema o mind up loading cosiddetto. Per una seconda vita addirittura, per via tecnologica o medico terapeutica (crionica e ibernazione umana), con riferimento anche al cosiddetto coniglio scongelato sano e salvo – il suo cervello invero – come tappa cruciale per la concretizzazioni di tali sogni umani, meravigliosi o inquietanti a seconda delle opinioni.
La scienza come macchina politica
Zoltan Istvan ha dialogato con l'aggiornato giornalista interlocutore con risposte lucide e autorevoli, assolutamente umane, da vero scienziato sociale. Secondo il futurologo e i transumanisti il ritorno al futuro e al progresso su base consapevole tecnoscientifica, a livello sia strutturale che sovrastrutturale (come poi già segnala semplicemente il divenire storico almeno a livello materiale) è la grande speranza dei prossimi decenni.
In primo luogo, e qua la novità non esclusiva ma sicuramente mai espressa con tale brillantezza mediatica, Zoltan Istvan è stato chiarissimo sulla promessa dal transumanesimo sociale, come ricetta nuova globale e che sintetizza secoli ormai di umanesimo, oggi già postumanesimo, sempre significante nel discorso della rivoluzione scientifica alla base, piaccia o meno, della nostra civiltà più evoluta.
E Istvan, illustrando la grande novità sempre più diffusa transumanista, tra visioni radicali e anche avveniristiche, ha ben evidenziato gli obiettivi sociali e fondamennali del nuovo movimento culturale. “So che non vincerò ovviamente le elezioni americane, ma per la prima volta un Partito della Scienza è apparso sulla grande scena politica” ha esplicitamente dichiarato. La comunità scientifica stessa, prima o poi, se non altro per coerenza conoscitiva, dovrà scendere nell'agorà politico ufficialmente, non come banale protesi sempre strumentale dei vecchi partiti obsoleti e ovunque sempre meno credibili, ma come Macchina Politica autonoma e rivoluzionaria, di questo passo, con certe crisi epocali economiche e sociali che paventano al contrario regressioni storiche neomedievali impreviste solo pochi decenni fa, proprio per salvare il mondo.