Samsung sta facendo i conti con il clamoroso flop del suo sbandierato Galaxy Note 7. Il quale, come ormai noto, ha un difetto di fabbrica legato alla batteria, che esplode sotto carica. Situazione aggravatasi col fatto che anche i dispositivi sostitutivi hanno dato gli stessi problemi, con cinque casi certi e un sesto ancora da chiarire. Un flop clamoroso questo del Galaxy Note 7 per la multinazionale coreana, che ha subito un forte danno d’immagine, oltre che economico.

Con la quotazione in borsa crollata, i costi di produzione ovviamente non rientrati e un fatturato destinato a subire un crollo e che solo la serie S potrà a questo punto risollevare. Intanto, il New York Times ha lanciato un’accusa clamorosa: Samsung non conosce realmente le cause e avrebbe anche insabbiato il problema.

Cerchiamo di capirne di più.

Galaxy Note 7, per New York Times Samsung brancola nel buio

Quando si sono verificati i primi casi delle batterie del Galaxy Note 7 che esplodono, Samsung si è giustificata dicendo che il problema derivava dal fatto che esse fossero prodotte dalla sua filiale Samsung SDI. Tuttavia, il problema si è verificato ugualmente quando per le batterie si è affidato esclusivamente a una società esterna: ATL. Pertanto, il problema va oltre la batteria in sé. Come ha rivelato Park Chul-wan - ex direttore Center for Advanced Batteries al Korea Electronics Technology Institute, che ha dovuto passare tutti i documenti alla Korean regulatory agency – il problema non sono le batterie.

Ma il fatto che Samsung abbia concentrato molte tecnologie innovative nel suo nuovo dispositivo, con l’intento di superare l’iPhone di Apple. Tutto così velocemente da diventare incontrollabile. Infatti, il problema della velocità è già trapelato in queste settimane.

Non a caso, il Galaxy S7 è uscito un mese prima di iPhone.

Galaxy Note 7, per NYT personale Samsung avrebbe nascosto problema

Il New York Times rivela anche che Samsung ha anche vietato messaggi di posta elettronica tra i tester, rendendo così più difficile per gli ingegneri di comunicare le loro teorie o scoperte tra di loro su dove i problemi sorgevano.

L'azienda riferisce l’autorevole giornale, temeva azioni legali se le comunicazioni scritte dovevano finire nelle mani sbagliate, e diceva ai suoi dipendenti di mantenere i loro messaggi per sé. Questo modo di agire di Samsung potrebbe anche aver contribuito al problema del Galaxy Note 7.

Il NYT parla di azienda organizzata in modo militarista, con ordini provenienti da personale anziano che non può comprendere la tecnologia effettivamente utilizzata nei prodotti della società. Insomma, oltre al problema tecnico oggettivo, Samsung avrebbe aggravato la situazione con la propria organizzazione interna discutibile. Vedremo se risponderà alle accuse del New York Times.