Nel corso della storia l’affascinante tematica di riportare in vita i morti ha accarezzato le menti di scrittori, registi, scienziati e perfino guru di fantomatiche sette, ma ora, nell’era della Tecnologia, il tentativo sembrerebbe in procinto di diventare molto più che un sogno bensì un'insolita Startup.

Un’azienda di Los Angeles che si occupa di robotica, la Humai, ha declinato il concetto di riportare in vita i defunti mediante un sistema ingegnoso e onestamente lontano dal romantico Frankenstein, basato su back-up, chip in silicio e interfaccia.

Il progetto della Humai

Combinando come in una sapiente ricetta alcune nozioni di criogenesi e molta conoscenza tecnologico informatica, la Humai ha presentato un progetto a cui non solo sta già lavorando, ma la cui realizzazione concreta sarà presumibilmente attuabile tra un trentennio.

Il processo di riportare in vita una persona defunta si basa su tre operazioni fondamentali: la prima è legata ad un accurato procedimento di back up o salvataggio di tutte le informazioni che riguardano il soggetto; stile di conversazione, schema comportamentale, processi di pensieri sono alcuni dei dati che verranno raccolti in un particolare data base che verrà scaricato totalmente su chip di silicio.

La seconda fase richiama i procedimenti di criogenesi, laddove la Humai intende congelare criogeneticamente il cervello umano del soggetto, che potrà in seguito essere assemblato, e qui subentra la terza fase, in un corpo bionico.

Una volta inserito il chip di silicio contenente il background del defunto, si otterrà un essere ibrido, con organi sintetici, una tecnologia che gli consenta di provare sensazioni e un cervello del tutto umano ma, e questa è la cosa più sorprendente, dotato delle stesse informazioni e comportamenti appartenenti alla sua precedente vita.

Una commistione apparentemente perfetta di robotica, industria criogenetica e tecnologia che dovrebbe surrogare in un certo qual modo la persona che non c’è più.

Non è tutto oro quello che luccica

Alla luce di un futuro fatto di replicanti, si scopre in realtà che dietro l’ambiziosa startup non solo non è ancora presente un sito ufficiale che esplichi il progetto, ma soprattutto che il suo fondatore, Josh Bocanegra di soli 25 anni, non ha alcuna esperienza nel settore della robotica e delle intelligenze artificiali, dettagli non trascurabili di fronte all’annunciata impresa.