Si sa, la pirateria online è sempre stata una piaga che ha afflitto internet fin dagli albori. Milioni di file protetti da diritto d'autore colonizzano il web, e sono perfettamente scaricabili senza dovere nulla a nessuno, sfruttando questo spiacevole fenomeno. Il numero di dati "piratati" è talmente grande da portare all'apertura di siti specifici che fungono da "raccoglitori" degli stessi. L'esempio più lampante è rappresentato da "The Pirate Bay", considerato da tutti come il "padre della pirateria online" (sebbene sia oscurato in Italia).
Ovviamente la lista di questi siti internet comprende altre realtà altrettanto famose.
Tra queste, ad esempio, si possono citare Kickass Torrent e Torrenthound (ormai chiusi da tempo). Tuttavia, come si è anticipato ad inizio articolo, la pirateria è un fenomeno che esiste da sempre in rete, e se le si sbarrano determinate strade, purtroppo improvvisamente se ne aprono di nuove. La novità, però, risiede nel fatto che questi file si starebbero annidando proprio dove nessuno si aspetterebbe mai di trovarli: stiamo parlano dei cloud, e tra questi quello maggiormente colpito è Google Drive.
Circa 5.000 file sono stati eliminati da Drive
A quanto sembra, la celebre piattaforma sarebbe stata presa d'assalto dai file "piratati", con la conseguenza di circa 5.000 richieste di eliminazione degli stessi.
Anche le piattaforme concorrenti come OneDrive, ad esempio, sono state intaccate da file di questo genere, ma in tal caso le richieste di cancellazione sono nettamente inferiori a livello di numero (a fatica si sfiorano le 200).
Non bisogna comunque pensare che Google non offra elevati sistemi di sicurezza. Infatti, fin dal lancio del servizio Drive, è stata introdotta anche una tecnologia denominata "file hashing", che ha lo scopo di identificare un qualunque dato e tutte le sue copie.
Questa strategia, però, diventa molto meno efficace nel caso in cui i dati siano dei semplici link vuoti. Difatti, i pirati informatici prediligono questa soluzione proprio per dirottare l'utente anche verso quei siti illegali che non sono visibili in Italia.
Drive è l'unico servizio Google intaccato?
Purtroppo, per gli utenti del popolare motore di ricerca, Drive non è il solo servizio affetto da questa piaga.
Anche MyMaps, una funzione che permette di creare e diffondere mappe, sarebbe finita nel circolo vizioso della diffusione di questi link vuoti, dato che non esiste alcun filtro o protezione in grado di limitarli.
Tuttavia, ora che il triste fenomeno è stato ufficialmente smascherato, l'azienda ha appena dichiarato le sue intenzioni di rafforzare i propri meccanismi di protezione da questi attacchi al copyright. Nel frattempo, un primo strumento di tutela è già a disposizione di tutti gli utenti: si tratta di un particolare servizio di feedback che aiuterà Google a trovare un determinato file "piratato", rispettando così le norme sul diritto d'autore.
Insomma, come spesso accade quando emergono notizie di questo tenore, spesso ci si ritrova di fronte a situazioni già in essere: speriamo solo che da Mountain View non arrivino più aggiornamenti di questo tipo.